lunedì 23 Settembre 2024
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Somma Vesuviana – I cittadini chiedono di non dimenticare i morti della 268.

Somma Vesuviana – Una città indignata quella di Somma Vesuviana. “Chiudete questa maledetta strada della Morte.” Queste le parole rilasciate dallo zio di Giovanni D’Avino, il 29ene che perse la vita sulla strada statale del Vesuvio 268, il 16 ottobre 2008. “Come me sono in tanti a pensarlo, a volerlo”, sottolinea commosso l’uomo. A ravvivare il dolore in tante persone, tra queste anche in Aniello Madonna (zio di D’Avino), una sorte comune, quella di avere perso un caro in un’ incidente sulla statale. Son trascorsi quattro giorni dall’impatto nel quale hanno perso la vita Aldo e Gianni, son passati solo due giorni dall’addio ai due giovani e Madonna dice: “Queste altre due vite perse su quella strada, devono essere ricordate tutti i giorni, e se vogliamo che le cose cambino, lo dobbiamo fare noi”. E’ veramente tanta la rabbia per i due ‘angeli’ di Somma Vesuviana, un dolore immenso anche per coloro che li conoscevano solo di vista. Queste le motivazioni che hanno spinto Aniello Madonna a gridare forte il suo rammarico, il suo rinnovato dolore, e la paura di quella che chiama “la maledetta strada”, dove ancora oggi, all’altezza del chilometro dove si è spezzata la vita di Giovanni quattro anni fa, lo zio porta dei fiori e li depone accanto ad una lapide. “Le morti su questa Statale si susseguono, ed ogni volta che purtroppo avvengono, il dolore si riapre. Per me come per i suoi genitori, ognuno che muore è come se Giovanni morisse ancora, ancora e ancora”. Tanto il sangue che ha impregnato la 268, come è avvenuto per l’impatto mortale che ha segnato la fine di Aldo, Gianni ed il 69 enne Salvatore, mentre c’è chi ancora da quell’incidente cerca di tenersi alla vita, sdraiato su di un letto d’ospedale. Sono tante le vite che si sono spezzate sulla Statale del Vesuvio, come nel gennaio 2010, quando nel giro di poche ore ci furono tre morti, e tra questi una bambina di 4 anni. Su quella strada, in quel sabato mattina alle 4 e 30 morirono Giacomo Trapani, 59 enne e Giuseppina Scudiero, 23 enne. La domenica di quello stesso week-end, alle 5 e 15, morì la piccola A.F. mentre la sorellina era ancora grave in ospedale. Giovanni D’Avino a 29 anni morì a bordo della sua Peugeot 307. L’impatto fu devastante. Le auto si accartocciarono nello scontro frontale. Lo schianto pochi minuti dopo le 21 dell’ottobre del 2008. Lunghi metri di frenata prima che la tragedia volgesse al drammatico epilogo. Oggi di questa giovane vita spezzata resta una lapide a poche decine di metri dell’ingresso di Madonna dell’Arco. La statale 268 Vesuviana è tra le strade più pericolose della Campania, una strada a due corsie (una per senso di marcia), il raddoppio in via d’esecuzione, con curve strette a scorrimento veloce. Un imbuto mortale per automobilisti e centauri. “Quando ho saputo quanto è avvenuto su questa strada, mi sono sentito ferito per l’ennesima volta” incalza Madonna. La tragedia consumata sulla SS. 268 rievoca il dolore di chi su quella strada ha perso un familiare. La strada deve essere chiusa, è giusto che sia cosi. Abbraccio forte le famiglie di questi poveri ragazzi di somma, li conoscevo e sarà brutto non rivederli più, comprendo quel dolore, anche mio nipote Giovanni è morto a soli 29 anni su quella strada, ed ancora prima un mio amico fraterno, sono anni che denunciamo la pericolosità della 268 e puntualmente, li si continua a morire. Nel 2000 sulla 268 ho perso anche un amico, Vincenzo Parisi, ma cos’altro deve succedere perché si prendano precauzioni. L’errore c’è alla base: velocità ed irresponsabilità di chi guida, ma la progettazione di quella strada è errata. E’ una trappola mortale. Chi ha sbagliato deve pagare. I responsabili di queste morti devono pagare, non si deve parlare solo di alta velocità, non è l’unica responsabile, diciamoci la verità è stata progettata male, l’incuria e il menefreghismo hanno fatto il resto. Spero caldamente che la vicenda dopo la prima settimana dal fatto non cada nel dimenticatoio, cosi come è avvenuto negli anni, tutti devono assumersi le proprie responsabilità ed a questi dico non dimenticate Aldo, Gianni, Salvatore, Giovanni, Vincenzo e tutti coloro che sono morti sulla 268, e nel farlo pensate a delle soluzioni”.

Maria Beneduce

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