domenica 22 Settembre 2024
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Una visione visionaria di un mito: Anais Nin

“Solo il battito unito del sesso e del cuore può creare l’estasi. Anais Nin: Una scrittrice che fa dell’Eros un libero volo letterario non è affatto una scrittrice erotica.

Appunti,pensieri,sensazioni,emozioni tutte vissute nei suoi diari espurganti,intimi,sin da bambina, sorreggono la spinta autoconsapevole di A.N.al raggiungimento di uno stadio di acume(stady-state dell’orgasmo)di autonomia-indipendenza,gridato come l’urlo di MUNCH, segretamente, profondamente, liberamente maturo,negli anni della psicoanalisi freudiana,svezzati dalle dipendenze psicologiche del ruolo femminile in via di emancipazione.

Dopo essere stata in psicoanalisi con OTTO RANK,pupillo di Freud, da cui si distacca per la concezione del trauma da bambino,piuttosto che del complesso Edipico,scriverà:

“La psicoanalisi mi ha salvata perché ha permesso la nascita del mio vero io, religioso. Non posso diventare una santa. Ma sono pienissima e ricchissima e ho molto di cui scrivere. Mi accontenterò di un po’ di pace e di qualche preciso ricordo. Non posso insediarmi definitivamente nella vita umana. Non mi basta. Devo ascendere a regioni più vertiginose. La psicoanalisi mi ha salvata dalla morte. Mi ha permesso di vivere e, se abbandono la vita, sarà solo per mio volere, in quanto non contiene l’assoluto. Ma quanto amo ancora il relativo, la banalità e il calore di un fuoco, e una bella raccolta di orecchini, ed Haydn ascoltato con il fonografo, e le risate con Eduardo, e le battute su Mae West, e il nuovo completo di lana nera con enormi maniche e scollatura sensuale dalla gola ai seni, e il braccialetto e la collana di pietre azzurre, incastonati di stelle, e la nuova biancheria, e la nuova vestaglia di velluto nero e il cassetto pieno di copie di Tropico del Cancro con la mia prefazione, e l’ultima lettera di Rank, e il telefono che squilla tutto il giorno, addio addio addio…AMORE”.

E’ in scena il suo reale IO nel mondo,unica attrice protagonista di sè stessa.

“Ho pianto perché il processo grazie al quale sono divenuta donna è stato doloroso.
Ho pianto perché non sono più una bambina con la fede cieca di una bambina.
Ho pianto perché i miei occhi sono aperti sulla realtà. Ho pianto perché non posso
più credere
e io amo credere.
Posso ancora amare appassionatamente anche senza credere.
Questo significa che amo umanamente.
Ho pianto perché d’ora in avanti piangerò meno.
Ho pianto perché ho perso il mio dolore
e non sono ancora abituata alla sua assenza”.

Perdere il proprio dolore vuol dire crescere,e crescere vuol dire avere ali per volare nel viaggio infinito del tempo dell’amore,come una vera Donna,una maiuscola che l’avrebbe incoronata tra i miti femminili della storia della letteratura degli anni ’30.

Essere DONNA come una costruzione,come un vestito,il suo chimono rubato dalla sua amante nella stanza e indossato mentre esce dal bagno,leggermente aperto…seguirne le movenze,i particolari,i sensi minori che catturano lo sguardo e raggiungono l’estasi,dopo averle toccato,allargato le gambe,accarezzate leggermente fino a baciarle il clitoride.

Sperimentava le sue mani,le ali di donne e nel ricordo descriveva la sensualità dei particolari fino alla ricerca del suo profondo orgasmo a gambe aperte,come un rito masturbatorio preliminare,come conoscenza della sessualità,prima dei suoi incontri con i suoi amanti maschili,assaggiava le donne per poi scopare gli uomini.

La ricerca continua del deep-orgasm ha mosso tutto il suo viaggio costante come assaggi di orgasmi preliminari,passando dall’orgasmo superficiale clitorideo del suo primo marito a quello a gambe chiuse dei suoi numerosi amanti (tra cui spicca il nome di un giovane ancora poco conosciuto A.Artaud) sino all’incontro d’estasi a gambe aperte con il suo amico-compagno-amante-fratello HENRY MILLER.

“Non voglio essere il leader.
Rifiuto di esserlo.
Voglio vivere beatamente e
oscuramente nella mia femminilità.
Voglio un uomo sopra di me, sempre sopra di me.
Il suo volere, il suo piacere,
il suo desiderio, la sua vita,
il suo lavoro, la sua sessualità
la priorità, il comando, la mia guida.
Non m’interessa lavorare,
conquistare il mio spazio intellettualmente,
artisticamente;
ma come donna, oh, Dio,
come donna voglio esser dominata.
Non m’interessa che mi si dica
che devo stare in piedi da sola,
né che devo aggrapparmi a tutto ciò
che sono capace di fare,
ma voglio essere catturata,
scopata, posseduta dal volere di un maschio
a suo piacimento, a suo comando”.

Dormiva con le numerose copie di HENRY nella sua stanza,provate ad immaginare il fascino che ebbe questo scrittore su di lei,amici segreti,amici di penna,di pene, di storie vissute quotidiane raccontate,di fragilità,di fantasmi,di visioni,di sogni,di idee politiche,emozioni dopo un film,dopo uno spettacolo teatrale,dopo una musica ascoltata insieme,dopo un concerto,dopo un balletto…un’anticipazione delle amicizie letterarie di oggi virtuali,con e senza facebook.

“Senza sentimento, invenzioni, stati d’animo,
non ci sono sorprese.
Un rapporto deve essere innaffiato
di lacrime, di risate, di parole, di promesse,
di scenate, di gelosia, di tutte le spezie della paura,
di viaggi all’estero,
di facce nuove, di romanzi, di racconti,
di sogni, di fantasia, di musica, di danza,
di oppio, di vino.
Ci sono tanti sensi minori,
che si buttano come affluenti
nel fiume della passione,
arricchendola.
Solo il battito unito del sesso
e del cuore può creare l’estasi.”

Autore/Fonte: Teresa Petrarca

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