Una scoperta “folgorante” quella che è stata effettuata nella congrega della chiesa di santa Maria la Nova a Sant’Anastasia. Così don Ciccio D’Ascoli, il parroco, ha infatti definito il ritrovamento inaspettato di un affresco che risalirebbe almeno al 1700. Un’immagine che ritrae la morte di Cristo, quattro personaggi raffigurati su un altare: Gesù sulla croce, la Madonna, San Giovanni e la Maddalena. Sullo sfondo piccole case e la raffigurazione di un paesaggio. “Stavamo effettuando dei lavori di sistemazione nell’antica congrega”, spiega il prete, “e abbiamo notato un altare in marmo di pregiatissima fattura, con due angeli scolpiti e abbiamo deciso di spostarlo nella chiesa. Staccandolo dal muro è venuto fuori del colore, il resto della pittura era coperto da stucco”. Invisibile agli occhi, dunque, per oltre duecento anni. Quando poi si è staccato lo stucco è venuto fuori l’incredibile affresco dai colori più tenui nella parte alta e in quelli più accesi laddove era stato “salvaguardato” dalla presenza per secoli dell’altare in marmo. Proprio datando la congrega e il relativo altare si pensa che l’opera sia stata effettuata in quel periodo, quindi il 1700, ma non vi è ancora alcuna certezza. La sovrintendenza ai Beni Culturali di Napoli è stata già allertata e con un dovizioso sopralluogo potrà datare e spiegare meglio cosa nasconde l’improvviso tesoro ritrovato. Un tesoro che però la parrocchia anastasiana non ha possibilità di restaurare. Per questo occorre l’aiuto di tutti i cittadini, ed è a essi che si rivolge il prelato. “Faccio appello agli anastasiani”, dice, “non è la prima volta che aiutano con la loro generosità la chiesa e anche questa volta speriamo nel loro contributo per riportare alla luce e alla sua originaria bellezza l’affresco ritrovato”. Già grazie alla generosità della famiglia De Luca, l’antica congrega ha da poco ottenuto un prezioso arredamento d’epoca, quello della farmacia (ormai chiusa) di corso Umberto I i cui mobili risalivano proprio ad inizio secolo scorso. Saranno utilizzati nei locali della congrega per accogliere libri e volumi e permettere che, una volta ultimati i lavori, torni nuovamente visibile al pubblico, come non accade ormai da decenni. “La cosa che più mi ha colpito”, aggiunge don Ciccio parlando dell’affresco, “il fatto che il volto di Gesù in sofferenza sulla croce sia molto simile, se non uguale, a quello della sacra sindone. Sono davvero rimasto folgorato quanto l’ho visto, e sono contentissimo di poter restituire questa meraviglia alla città”.
DA METROPOLIS DEL 31 GENNAIO
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