lunedì 23 Settembre 2024
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Ichòs Zoe Teatro da San Giovanni a Teduccio – In scena “L’opera da tre soldi”

Saviano – Lo stesso regista ci parla della loro rappresentazione e di alcuni adattamenti scenici e della Rassegna teatrale a San Giovanni “ Sala Ichòs” e del loro gruppo, costituito 12 anni fa, ma già presente, in realtà, da ben 25 anni nel panorama teatrale con dei cosiddetti “ gruppi di strada”.

Un opera quella di Bertolt Brecht, che è stato, si sa un drammaturgo, poeta e regista teatrale tedesco, tra i più affermati ed influenti del Novecento. Volendo fare una breve descrizione dell’autore, il primo Brecht fu influenzato da alcune correnti in un ambiente artistico dominato dal dadaismo, dal futurismo, e dall’espressionismo.

“Ribellione” era la parola principale di queste idee, che esortava l’artista ad una maggiore responsabilità sociale. Brecht comprende questi stimoli, ma li rielabora. Non c’è, forse, in lui l’illusoria speranza in un mondo migliore, non c’è una neo-umanistica fiducia.

Le sue idee hanno come sfondo, miseria, il degrado, ma in mezzo al nulla, Brecht manifesta una sorta di benevolenza per le vittime, per gli emarginati. È in questi temi la rappresentazione portata in scena. Anche la scelta dell’accompagnamento musicale si pone in un intento sarcastico di denuncia. Un linguaggio del dramma che è profondamente innovatore.

L’opera da tre soldi nasce quando l’autore nel 1926 intrattenne stretti contatti con artisti di tendenza socialista. Le sue prime opere furono influenzate dallo studio degli scritti di Hegel e Marx. Nel 1928, quindi, scrisse la commedia “L’Opera da tre soldi” su musica di Kurt Weill, e divenne il successo teatrale della Repubblica di Weimar. Dopo alterne vicende Il 28 febbraio, giorno successivo al rogo del Reichstag, Brecht abbandonò Berlino in seguito all’avvento al potere di Hitler. Nel maggio dello stesso anno i libri di Brecht furono messi al rogo.

L’esilio fu molto difficile anche se in quegli anni produsse le sue opere più conosciute. Nel 1934 pubblicò il Romanzo da tre soldi. Personalità che è difficile sintetizzare in due parole, ma di Brecht è da rilevare che ci fu anche una fuga verso gli Stati Uniti. Fu qui che nel 1947 accusato di avere opinioni comuniste, fu interrogato dal Comitato per le attività antiamericane. Per abbreviare il discorso, alla fine della sua esistenza in questo mondo, secondo la sua volontà, Brecht fu seppellito senza cerimonie nel cimitero, in un angolo, nelle vicinanze delle tombe di Hegel e di Fichte.

La rappresentazione teatrale tenutasi all’Auditorium di Saviano : L’Opera da tre soldi; della quale vi è anche una versione cinematografica datata 1931. La trama: Rielaborazione del Beggar’s Opera di John Gay con musiche di Kurt Weill, la storia si svolge nell’ambiente della malavita londinese in netta contrapposizione col mondo aristocratico. L’autore metteva in scena il mondo del sottoproletariato, dei banditi e dei derelitti, con intenzione di provocazione.

Il pubblico ideale doveva essere il proletariato. Paradossalmente proprio gli operai disertarono le rappresentazioni, mentre il pubblico borghese invece ne decretò il successo. Lo spettacolo alterna momenti di prosa a tempi musicali e cantati. L’opera è ambientata nella Londra vittoriana. La scenografia ridotta all’essenziale: tra altro c’erano due pannelli al centro scena che una volta spostati lasciavano spazio agli interpreti. In seguito delle catene lasciate penzolare che rappresentavano le sbarre di una cella, in un tetro sottofondo nero dove emerge il bianco del trucco scenico sulla faccia di alcuni attori.

È la storia di Macheath che sposa Polly Peachum, questi i nomi dei personaggi. Il padre di Polly, che controlla tutti i mendicanti di Londra, è sorpreso dall’avvenimento e tenta di far arrestare e condannare Macheath. I suoi oscuri disegni sono però ostacolati dal fatto che il capo della polizia, Tiger Brown, personaggio interpretato da Massimo Papaccio, è un amico di Macheath. Alla fine Peachum riesce a farlo condannare a morte, ma poco prima dell’esecuzione, l’autore fa apparire un messaggero a cavallo da parte della “Regina” che porta la notizia della grazia. Una parodia in una conclusione felice.

In alcuni punti l’opera si appella direttamente al pubblico, rompendo la “quarta parete”: non vi e sipario che si chiude e neanche che s’apre, non esiste un dietro le quinte i personaggi che escono dalla scena interpretativa; rimangono lì sul palco in uno stato surreale. Inoltre gli stessi personaggi portano in scena dei cartelli con delle scritte per evidenziare determinati passaggi e l’interpretazione scende o parte tra il pubblico in alcuni punti. L’opera pone rilevanti questioni politiche e sociali con un simbolismo scenico: il personaggio della sposa vale da esempio; appare, nelle prime sequenze in nero con un velo bianco e poi, in seguito nell’epilogo, a colori invertiti.

Meritano citazione gli interpreti: Teresa Addeo, Elena Calabrese, Michele Cavezza, Vittoria Cavezza, Rosalia Ciciniello, Francesco De Gennaro, Giorgia Dell’Avversano, Andrea De Riggi, Ludmilla Ditkina, Giuseppe Giannelli, Giovanna Iovino, Elvira Mattiello, Massimo Papaccio, Maria Puccinnalli, Fatima Romagnoli, Gennaro Sasso, Rosa Seccia e infine Federico Testa.

Antonio Romano

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