domenica 22 Settembre 2024
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Somma Vesuviana, i panettoni alla “pellecchiella” di Masulli sbarcano in Danimarca

Somma Vesuviana. I panettoni made in vesuviano sbarcano in Europa. A Copenaghen infatti quest’anno, a contendere il trono di panettone più amato dai danesi, oltre al tradizionale milanese all’uva sultanina e frutta candita, ci sarà anche quello al sapore dell’albicocca “pellecchiella” del Monte Somma. Il dolce sarà servito nel paese di Amleto che si aggiunge al lungo elenco di capitali europee, da Bruxelles a Mosca, passando per Parigi e Berlino, nelle quali è possibile trovare questo spicchio di eccellenza vesuviana. Ad inventarne l’alchimia la pasticceria Masulli di Somma Vesuviana, tradizionale marchio dolciario alle falde del Vesuvio. A spiegare come sia nato il connubio tra la “pellecchiella” vesuviana, che assieme all’uva catalanesca e al pomodoro del piennolo rappresenta il fiore all’occhiello dell’intera area a nord di Napoli, ed il classico panettone è Antonio Masulli, che guida il laboratorio della pasticceria. “Qualche anno fa ci siamo chiesti se fosse possibile trovare una via napoletana al panettone classico. Così abbiamo pensato a candire le albicocche nostrane, tutte rigorosamente senza Ogm, per condire i nostri panettoni. Da allora- racconta il pasticcere- è stato un successo che in tanti stanno imitando”. Il procedimento di canditura resta un segreto nelle mani dei Masulli i quali però seguono il prodotto fresco fin dalla raccolta. “Seguiamo le albicocche dalla raccolta perché teniamo al fatto di utilizzare solo le migliori “pellecchielle” del Vesuvio”. Il “matrimonio” tra le albicocche locali ed i Masulli però non si esaurisce solo nei canditi per i panettoni. Sempre Antonio spiega che “tutte le nostre confetture che utilizziamo per i nostri dolci sono prodotte con le albicocche del vesuviano. E’ una logica di appartenenza al nostro territorio che va valorizzato anche attraverso l’arte dolciaria”. “Siamo soddisfatti del successo internazionale del nostro panettone” replica Alessandro Masulli, che con Antonio gestisce l’antica casa dolciaria fondata da suo nonno, da cui ha ereditato il nome, nel lontano 1926. “Non solo per questioni commerciali, ma anche perché, nel nostro piccolo, riusciamo ad esportare quelle che sono le eccellenze di una terra, la nostra, che dimostra di non essere una landa desolata, ma uno scrigno di profumi e colori dal sapore antico e genuino”.

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