“Se non ora quando?” recita l’ultimo manifesto sommese targato Pdl e firmato dal coordinatore cittadino Paola Raia. “Se non ora quando?” aderire al “Popolo della Libertà per l’elezione del sindaco e del consiglio comunale della città di Somma Vesuviana” c’è scritto nel documento che da qualche giorno è affisso sulle bacheche cittadine. “Se non ora quando?” accerchiare e mettere definitivamente all’angolo Raffaele Allocca si potrebbe leggere in filigrana il manifesto che, per il momento, sconfessa l’autocandidatura nel Pdl dell’attuale primo cittadino e riapre la crisi nel partito di Alfano (già segnato dalla cacciata di Tommaso Granato). Allocca però non è rimasto a guardare e subito ha lanciato un “suo” di manifesto. “Come i capponi di Renzo?” s’intitola la risposta che i cittadini stanno leggendo per le strade della città. Chi siano i capponi litigiosi (probabilmente gli stessi esponenti del Pdl) e chi l’avvocato azzeccagarbugli non è dato saperlo. Così come non è dato sapere chi cura la comunicazione del primo cittadino. Si sa solo che la risposta del Caudillo di Palazzo Torino è un’invettiva, di scuola arcoriana e grillina, contro l’ “altro”. Già, l’ “altro”. In principio furono i “mercanti del tempio”, quelli che lui cacciò per far posto “alla buona politica”. Poi toccò a Carmine Mocerino e a Crescenzo De Falco, rei di non avergli permesso di “fare” per il paese (l’ospizio di via Circumvallazione, cavallo di battaglia di Allocca, è sempre lì, cattedrale in un deserto nebuloso). In mezzo i “pupi ed i pupari”, le “nespole” e la “paglia”. Infine la ciliegina sulla torta di questo conglomerato di populismo di matrice sudamericana: “Vi voglio bene”. Lui, il Caudillo Allocca vuole bene alla città. Una città raccontata male da giornalisti (gli “altri”) dalla “mentalità contorta, faziosa (e pseudo giornalistica)” che non lo “distoglierà dalla realizzazione delle tante opere pubbliche che stanno per trasformare la città di Somma Vesuviana in un cantiere di LAVORO”. Con lavoro scritto proprio così a carattere cubitali, nella miglior tradizione urlata, clientelare e populista di Allocca. Che a dire il vero è passato da certe idee piuttosto strampalate (chi non ha riso di fronte al parcheggio sotterraneo in piazza Vittorio Emanuele III o per la realizzazione di termovalorizzatori a monte ed a valle per risolvere il problema dei rifiuti in città) ad un avvelenamento dei pozzi della politica cittadina mai registrato dal secondo dopoguerra ad oggi. Dunque si diceva delle mentalità contorte e degli “pseudo giornalisti”. La solita cattiva stampa che in questi sette anni di “allocchismo” non ha scritto dei passi avanti fatti da Somma Vesuviana. Una città diventata la perla del Mezzogiorno, pulita, efficiente, viva, curiosa, dinamica, affascinante, sicura, bella, democratica. Una città che sembra un po’ un cantone svizzero, un po’ Parigi ed un po’ New York, distorta da scribacchini al soldo di una “spectre” che il nostro Caudillo manzoniano proprio non lo vuole. Una città nella quale i cittadini sono disorientati dalle tante manifestazioni culturali che vengono svolte ogni settimana, dall’efficienza dei servizi offerti. Talmente efficienti che i giapponesi della Villa Augustea hanno chiesto al proprio governo di mandare una delegazione a studiare il “modello sommese”. Gli pseudo giornalisti brutti, sporchi ed insulsi questa realtà non sanno raccontarla perché faziosi. Solo un fazioso infatti può non scrivere il motivo per il quale nel comune nel quale lavora viene cacciato l’assessore alle Politiche Sociali. Una cacciata che ovviamente non riguarda solo Somma visto che quest’ultimo è ancora il comune capofila dell’Ambito delle Politiche Sociali. Quindi per il “nostro” la spectre è una macchia nera che si allarga per l’intero vesuviano. Il Caudillo, dal balcone di Palazzo Torino, ha lanciato il suo editto. “Negli ultimi sei mesi Somma Vesuviana diventerà un cantiere”. Sei mesi prima di andare alle urne. In mezzo il nulla, o forse la metastasi di un potere autoreferenziale che può tutto, ma che in realtà ha fatto poco o niente. Tutti contro tutti e si salvi chi può. I ruffiani, quelli che davvero raccontano la “verità evangelica” e le mirabolanti gesta del Capo, sono avvisati. Tra poco ci sarà da apparecchiare. E la certezza è che i capponi del Caudillo non fanno brodo.
Gaetano Di Matteo
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