Ottaviano. “Comunico le mie dimissioni da sindaco”. A margine del foglio i suoi “distinti saluti” e in fondo la firma. Un foglio bianco. Pallido, quasi anonimo.Appena quattro righe, non si spreca. In alto a destra il numero di protocollo e l’orario di emissione. Sono le 19,38 e il sindaco di Ottaviano, Mario Iervolino si dimette. Lo fa in sordina. Non lo comunica a nessuno. Entra al palazzo municipale. Si chiude nella sua solitaria stanza al secondo piano dell’ente e scrive una bozza. Chiama la sua segretaria. Procede alla battitura in formato originale. Riguarda il documento e firma. E’ l’ultimo atto da sindaco, quello che ne decreta il suo tramonto. La fuga di notizie fa impazzire l’intera cittadina. Si aspettano conferme. C’è chi smentisce. Poi è lui a comunicarlo. Chiama il suo ufficio stampa e detta quattro righe. Fa inviare il documento ufficiale di dimissioni. E via a casa. Spegne i telefoni. Ed esce di scena. Ma la sua è solo una scelta momentanea. Forzata, o quasi. Solo per poi riaprire un nuovo capitolo, o almeno spera. L’attaccamento infatti alla sua poltrona è così forte che giustifica la sua scelta all’aspirazione ad un posto alla Camera dei Deputati o addirittura al Senato. “Intendo impegnarmi per il territorio vesuviano”. Fa sapere. Ovviamente la copertina della sua città parla da sola. Poi frettolosamente aggiunge “Questo territorio ha bisogno di una rappresentanza adeguata, sono disponibile ad una candidatura in tale direzione”. Non lascia spazio a domande. Non tira bilanci. Troppe opere incompiute, troppe spiegazioni da dare su tante scelte da quelle tecnico amministrative, a quelle politiche. Scelte sbagliate, o perfette. Atti amministrativi spesso non condivisi e atteggiamenti che hanno portato l’ex primo cittadino ad un mutamento che inevitabilmente gli ha fatto perdere smalto.Eppure la realtà è una: un anno fa aveva giurato di cambiare la città, nei gironi scorsi lo aveva risottolineato dla pulpito di una chiesa in occasione dei saluti ad un parroco , ora invce volta le spalle per un’ambizione personale, un ovbiettivo, quella delle nuova ma ancora papabile candidatura, preferito a quello della collettività che invece lo aveva votato credendo in lui. Due le consiliature che si lascia alle spalle. La prima quella dove, vittorioso ha dominato discretamente grazie a quelle poche eccezionali professionalità che avevano creduto in lui. La seconda, quella che ne ha invece decretato il tramonto. Troppe cambiali politiche, troppe matasse da sbrogliare, il tentativo di cambiare casacca nell’agosto 2010, poi gli equivoci ed infine il coma profondo di un collasso amministrativo. E così le dimissioni del primo cittadino aprono un nuovo capitolo nella città ottavianese. Quel passo indietro del primo cittadino è ora legato alla possibilità di ricandidarsi alle prossime elezioni politiche, senza incorrere nel rischio dell’ineleggibilità, dato che per legge i sindaci (ma anche i presidenti di Provincia) devono lasciare l’incarico amministrativo almeno sei mesi prima delle elezioni per potersi candidare. Eppure anche il suo ritiro potrebbe essere solo momentaneo. Il maxi emendamento che in queste ore è al vaglio del governo centrale potrebbe infatti, in caso di sconfitta degli stessi papabili alla Camera, riportarli nuovamente al reintegro, ed evitare il commissariamento in funzione del decreto di spendig rewiuv, evitando il commissariamento, in tal caso oltre la beffa il danno.
Giovanna Salvati

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