sabato 21 Settembre 2024
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Crisi economica: ci salveremo? Che fine farà l’euro?

Il primo Stato europeo ad essere investito in pieno dalla crisi è stato la Grecia: è iniziato un continuo dawngrading da parte delle agenzie di rating internazionali come Standard &Poor’s, Moody’s e Fitch che hanno portato ad un declassamento delle banche greche, unitamente all’ aumento del debito pubblico greco e della disoccupazione.

L’effetto si è esteso a macchia di leopardo investendo altri Paesi tra i quali appunto il Bel Paese. Lo spread, ossia il differenziale tra btp decennali italiani e bound tedeschi che vengono presi come riferimento data la migliore solidità finanziaria della Germania nell’eurozona, è schizzato alle stelle: siamo passati dal 2006 dove questo differenziale si attestava a soli 24 punti fino ad arrivare ad oltre 500 punti base nel secondo semestre del 2011. In parole povere il rendimento dei nostri titoli di Stato è maggiore rispetto a quello dei titoli tedeschi proprio perché c’è scetticismo da parte degli investitori nell’acquistare i titoli italiani.

Se a questo si aggiunge un debito pubblico che sfiora il 120% , ossia quasi 2000 miliardi di euro, allora la situazione non è da considerarsi grave, ma addirittura catastrofica. Adesso la domanda è: riusciremo a salvarci? Pagheremo il nostro debito? Le misure adottate dal Governo Monti serviranno a qualcosa? Dare una risposta a queste domande è difficile ma non impossibile; sicuramente le misure di austerity del governo Monti eviteranno il default del Paese. L’Italia non può fallire perché è una delle maggiori potenze economiche (la terza in Europa). Ha un tessuto sociale intrecciato, ha una grande risorsa quale il turismo, è un Paese industrializzato ma, soprattutto, ci sono gli italiani popolo di risparmiatori e con un debito pubblico privato migliore di quello tedesco e francese. Mettere le mani nelle tasche degli italiani era una misura inevitabile che ha evitato di ”sporcare la faccia” a tutti gli schieramenti politici. Non dimentichiamo che il Governo Berlusconi non è stato sfiduciato, ma l’ex premier si è dimesso di sua spontanea volontà.

Nutro, personalmente, dei forti dubbi sul debito pubblico: non riusciremo mai a pagarlo. Quante manovre economiche dovrebbero farsi? A conti fatti circa 20 manovre come quella appena approvata da 20 miliardi di euro che, come tutti sanno, ha messo mano alle pensioni, alla spesa pubblica, al ritorno dell’ Ici, all’aumento del carburante, all’aumento dell’IVA. Quindi inevitabilmente il nostro debito resterà alto.

E allora quando usciremo dalla crisi? Beh, sicuramente ci vorrà tempo. Il 2012 sarà per gli italiani ancora peggio del 2011. Poi lentamente alla fine di questo “ciclo economico” si potrà ripartire; bisognerà insistere sulla riduzione della spesa pubblica e sulla crescita economica e bisognerà tagliare drasticamente i rami secchi della pubblica amministrazione. Si dovrà insistere maggiormente sull’evasione fiscale, anche mettendo il carcere per chi evade una determinata somma. Sgravi fiscali alle imprese non potranno che produrre ottimi effetti sull’economia.

C’è poi il tema della moneta: è l’euro responsabile di tutto questo? Il problema non è l’ euro di per sé, ma chi lo controlla: la BCE (Banca Centrale Europea con sede a Francoforte) ente PRIVATO come del resto la Banca d’Italia s.p.a., diversamente da come molti pensano. Tralasciando questo aspetto alquanto complicato e discutibile, sicuramente La Francia e la Germania non permetteranno di far fallire l’euro e soprattutto la Grecia visto che un fallimento della stessa si trasformerebbe in una colossale perdita per i creditori francesi e tedeschi.

Anche perché si aprirebbero, poi, scenari apocalittici per l’economia europea e non solo, così come, in un contesto come questo, è impensabile tornare alla vecchia amata lira. Sarebbe un disastro per la nostra economia perché la lira è troppo debole rispetto alla stessa moneta unica e ad altre valute. C’è solo da sperare in un coordinamento economico degli Stati europei e un maggiore senso di responsabilità delle classi politiche. Non escludo, inoltre, un uso differenziato dell’euro negli Stati europei; Roberto Petrini, giornalista economico, in un articolo riporta che il 20 luglio del 2010 l’ex ministro dell’ economia , il Prof. Giulio Tremonti, durante una lezione all’ Università di Friburgo, disse:

“Tra ministri scherzavamo e ipotizzavamo la fine dell’euro. E convenimmo che non c’era necessità di stampare nuove monete nazionali: si poteva continuare a usare quelle dell’euro ma ognuna con valore nazionale, diverse a seconda del Paese che le ha emesse: quelle tedesche che hanno la X davanti al numero di serie, quelle italiane con la S, quelle francesi con la U, quelle belghe con la Z, quelle spagnole con la V e così via”.

L’uso degli euro-biglietti è una soluzione che potrebbe essere valida ed efficacia in un contesto europeo come questo, dove esiste una grande differenza di economie all’interno dei vari Stati europei. Non si può, per esempio, paragonare l’economia tedesca con quella greca o portoghese. Pertanto urge anche la modifica degli accordi di Shenghen. Solo così l’euro potrà salvarsi. Altrimenti il sistema è destinato ad esplodere.

Autore/Fonte: Sabatino Roselli

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