sabato 21 Settembre 2024
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Somma Vesuviana, lavoravano ad un pozzo abusivo. Morti due operai

Lavoravano per rimediare ai danni dell’alluvione della scorsa
settimana che aveva allagato diverse abitazioni e scantinati ed
invece per un incidente sono morti entrambi asfissiati in un pozzo
artesiano di 10 metri di profondità. Così si è spenta la vita di due
operai, Antonio Annunziata, 63 anni e Alfonso Peluso di 54 anni
entrambi residenti ad Ottaviano. Stavano operando in una strada
privata, una traversa di via Pizzone Cassante a Somma Vesuviana in una
campagna ai confini con Brusciano ed erano al lavoro dalle 8,30 di
ieri mattina, con loro anche un terzo manovale rumeno, intorno alle
11,20 qualcosa ha cominciato ad andare storto. Peluso era già sceso
nella cavità ed ha cominciato a chiedere aiuto dicendo al collega che
dovevano tirarlo fuori perchè non riusciva a respirare, così
racconterà poi ai carabinieri intervenuti sul posto la donna che vive
in affitto nell’abitazione che avrebbe dovuto usufruire del pozzo. A
quel punto Annunziata ha deciso di scendere per dare una mano
all’amico, ma anche lui non è più risalito. E’ stata proprio la donna
a dare l’allarme, e nella stradina sterrata sono giunti
tempestivamente sia i vigili del Fuoco di Nola che i colleghi del
Nucleo “Saf”, oltre ai carabinieri della locale Stazione e quelli
della Compagnia di Castello di Cisterna. Purtroppo quando i pompieri
si sono calati, con le bombole, nella cavità profonda almeno 10 metri
e larga circa 1 metro e 70 centimetri per Annunziata e Peluso non
c’era più nulla da fare, erano entrambi morti e i loro corpi giacevano
uno sull’altro. Annunziata scendendo, probabilmente per la fretta, si
era ferito alla fronte che riportava un taglio e si era tirato dietro
anche parte del terreno, per questo in un primo momento si era pensato
che fossero rimasti sepolti dalla frana del terreno circostante. Ma
l’ipotesi più accreditata per la cui ufficializzazione però si attende
l’autopsia è che siano soffocati per la mancanza d’aria. Lavoravano
senza le opportune misure di sicurezza, montato sull’apertura del
pozzo soltanto una sorta di montacarichi, mentre gli operai non erano
dotati neppure di imbracature. Per fare chiarezza sul drammatico
incidente nel corso del primo pomeriggio sono state ascoltate dai
carabinieri le persone che hanno assistito all’incidente e anche la
proprietaria dell’abitazione che aveva commissionato i lavori. La
procura di Nola ha aperto un’inchiesta, affidata al pm Simona Cangiano
e proprio la donna proprietaria dello stabile, sentita dai militari
(agli ordini del maresciallo Raimondo Semprevivo), dovrebbe essere
stata iscritta nel registro degli indagati per le violazioni inerenti
il testo unico sulla sicurezza sul lavoro., mancavano inoltre le
opportune comunicazioni per l’inizio dei lavori e le modalità che
andavano inviate all’ufficio tecnico del Comune.
Annunziata e Peluso non lavoravano soltanto insieme, tra i due anche
un legame familiare. Peluso era infatti il cognato del figlio di
Annunziata che era il titolare della ditta cui erano stati affidati i
lavori per la realizzazione del pozzo. Un lavoro che veniva svolto,
insomma, in maniera precaria e per fare un po’ di soldi con cui
mantenere la famiglia, ma i due uomini non risultavano neanche
iscritti all’organizzazione sindacale che tutela i lavoratori
dipendenti appartenenti all’edilizia. “Da nostre verifiche, Antonio
Annunziata e Alfonso Peluso, i due operai morti oggi a Somma
Vesuviana, non risultano dichiarati alla Cassa Edile, lavoravano al
nero”, ha affermato in una una nota, Ciro Nappo, segretario generale
Fillea Napoli, “Si allunga la lista delle morti sul lavoro, 115
omicidi bianchi dall’inizio dell’anno, con i due di oggi siamo a 117
di cui 7 tra la provincia di Napoli e la regione Campania. È una
strage. Si muore come 50 e 100 anni fa”. Entrambi lasciano moglie e
figli, Annunziata ne aveva cinque, e Peluso due, due ragazze di 23 e
20 anni che ora piangeranno i padri morti per un incidente che si
sarebbe potuto evitare.

La redazione

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