Somma Vesuviana. In molti si attendevano la fine dei giochi in una serata di pioggia. In realtà nulla è cambiato. Raffaele Allocca resta commander in chief della sua amministrazione almeno fino a quando non saranno stati spesi gli strabilianti 8 milioni di euro in mirabolanti opere pubbliche. Questo è in sintesi ciò che è emerso dal consiglio comunale di lunedì sera celebrato di fronte al pubblico delle grandi occasioni venuto appositamente per vedere sangue (politico) sgorgare e teste (di assessori e dirigenti) rotolare. In realtà l’unico spruzzetto di pus l’ha emesso la maggioranza quando ha letto, per bocca di Sergio D’Avino, un caustico documento contro la stampa locale. Un atto scritto a più mani dai funzionari(con il fiato sul collo dei frondisti) della coorte del Capo e letto per l’appunto dal capogruppo di Progetto Somma non senza incertezze. Il tutto tra le facce tirate di molti della maggioranza e di buona parte dell’opposizione. La melina servita, che per l’occasione ha avuto le vesti dell’interrogazione consiliare al sindaco, doveva essere una risposta all’altro caustico documento presentato questa volta da un’opposizione quanto mai viva. In sostanza la minoranza ha chiesto apertamente le dimissioni del primo cittadino sia per la questione delle presunte tangenti che ad agosto scossero la cittadina vesuviana e sia per gli ultimi risvolti politici che hanno visto la contrapposizione dei famigerati “14” proprio al sindaco Allocca. “Rispetto alle accuse che vi vengono rivolte, sarà la magistratura a dare risposte e, ci auguriamo, che siano per voi positive. Da queste denunce esce fuori un quadro politico che conosciamo bene, e che nessun magistrato ci deve spiegare” ha tuonato Alfonso Auriemma. “Compari e comparielli, dispregio delle procedure e delle gare d’appalto. E che dire del fatto che avete buttato fuori in modo illegittimo, presumibilmente perché ha detto no a qualche vostra richiesta, una funzionaria laboriosa, onesta, competente (il responsabile dell’Utc Mena Iovine, ndr). Quando la funzionaria farà i suoi ricorsi, dovrete sborsare tutti. Da questa maggioranza arrivano veri e propri diktat: “se non fate ciò che vi chiediamo, farete la fine della Iovine” ha concluso l’ex sindaco, oggi consigliere Pd. Per contro il centrodestra ha affidato appunto all’autorevolezza del D’Avino la propria rappresentanza. “Condizionati articoli vengono raccontate di sana pianta presunte dichiarazioni di soggetti imprenditori lesive nella reputazione degli amministratori coinvolti specie quando…danneggiano l’immagine dell’Ente” che tradotto in una lingua comprensibile ai più vorrebbe significare che chi ha scritto della denuncia dei fratelli Sodano si è inventato tutto. Non solo, ma la performance dell'”ammazza libertà di stampa” ha toccato il suo massimo apice quando ad un certo punto, parlando degli articoli delle presunte tangenti, è riuscito perfino a smentirsi: “Posto che va distinto la politica dalla gestione degli uffici in quanto l’esposto degli imprenditori non ha nulla a che vedere con le attività dell’amministrazione”. Dunque Sodano ha denunciato, ma se l’ha fatto, secondo D’Avino, non è stato per attività inerenti alla pubblica amministrazione. Ed allora perché lo stesso ha chiesto al sindaco se è vero che “in data 14 settembre 2011 l’Ente abbia richiesto agli uffici comunali notizie, informazioni, attestati riguardanti, tali fatti proiettati nell’ultimo decennio trascorso”? La difesa, per certi versi patetica, del Capo ha visto protagonista anche Alfonso Allocca(Mpa). Proprio lui che in diversi consigli comunali si è astenuto dall’appoggiare la maggioranza ha, in una dichiarazione di voto, dato della menzognera alla stampa locale affermando il suo “pieno e totale appoggio alla maggioranza”. Ma l’escalation contro i giornali locali (sia online che cartacei, nessuno escluso) ha visto anche la partecipazione del capogruppo Pdl Rino Carotenuto e dell’assessore all’Ambiente Raffaele Angri. A toccare un ulteriore nervo scoperto della maggioranza ci ha pensato ancora una volta Alfonso Auriemma il quale ha tirato in ballo il nuovo bar aperto in piazza Vittorio Emanuele III. “E’ stato concesso di sottrarre suolo pubblico alla città, rendendo pericoloso quel tratto di strada”-ha incalzato il consigliere. “La contropartita- ha urlato l’ex sindaco tra l’inveire di una maggioranza schiumosa di rabbia- sta seduto dietro la cassa del bar”. Dietro la cassa siederebbe il fratello di Pasquale Di Mauro, assessore alle attività Produttive del comune sommese il quale non ha vissuto una delle sue migliori serate politiche visto che, poco dopo, è stato impallinato dalla sua stessa maggioranza la quale ne ha chiesto una verifica politica dell’operato. Forse cominciano a spirare i primi, nerbuti, venti gelidi del rimpasto. Nel frattempo però tutto è filato liscio, come da copione, se si esclude il sussulto di Vittorio De Filippo che ha lasciato, dignitosamente, il gruppo consiliare del Pdl. Sergio D’Avino è tornato nel suo anonimato e dall’assise è emerso come sia semplice entrare a far parte dell’elenco delle ditte fiduciarie dell’Ente di Palazzo Torino. Stando a Luigi Aliperta(Udc) la ditta che si è beccata il lavoro in somma urgenza del nicchiario crollato nel cimitero sommese era operativa da appena 5mesi. In chiusura il proclama di Allocca, fino a quel momento in silenzio, il quale è intervenuto sulla vicenda del recupero dei fondi Italgest. “Questo è un momento storico per la città , al di là dello show fatto da alcuni consiglieri di minoranza, ai quali mi sono ripromesso di non rispondere. Io aspetto che il tempo, da galantuomo, dia le giuste risposte. In un momento di crisi economica a livello globale, Somma Vesuviana può disporre di 8 milioni di euro per ridare un volto nuovo alla città. Un volto nuovo non solo al centro, ma soprattutto alle periferie, da anni abbandonante dalle vecchie amministrazioni”.
Gaetano Di Matteo
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