Pubblicate le graduatorie del Bando di idee 2010 – Il volontariato per l’inclusione sociale del Centro di Servizio per il Volontariato di Napoli.
Il progetto “L’isola che non c’è”, dell’associazione di volontariato Peter Pan Partenopeo in partenariato con l’associazione di volontariato Quelli dell’83, entrambi socie fondatrici del Forum Terzo settore Ambito Na 11 è stato ammesso.
Il progetto ha avuto il patrocinio morale della X Municipalità Bagnoli – Fuorigrotta e lettere di interesse di IPM di Nisida, Università degli Studi di Napoli Parthenope – Facoltà di Giurisprudenza, U.O.C. Psicosociale delle Dipendenze Distretto Sanitario n 49, U.O.C. Sert Nola ASL NA 3 SUD, Comune di Nola – Assessorato alle Politiche Sociali, Giovanili e Sussidiarietà, Comune di Brusciano – Assessorato Pubblica Istruzione, Associazione Nazionale Carabinieri-Sezione di Cimitile (Na),Agropoli ONLUS Soc.Coop.Sociale-San Cipriano d’Aversa (CE), Associazione OMNIA ONLUS-San Cipriano d’Aversa (CE), Associazione di Pubblica Assistenza Montemiletto (AV) “Italo Capobianco”, AGESCI – Gruppo Scout Pomigliano 1
Questo progetto nasce dall’incontro che alcuni volontari dell’associazione proponente e dei partners hanno avuto con la realtà del carcere minorile di Nisida, grazie ad un tirocinio all’interno di un corso di formazione in “Clownterapia” promosso dal CSV di Napoli.
Quest’esperienza è stata parte di un percorso formativo, ma è stata anche l’occasione di mettere le mani nel “buco nero”, mettere i piedi su un “Isola che non c’è” e scoprire che è concreta, che è un luogo dove emotività, relazioni, empatie sono necessarie per dare dignità e speranza di un “futuro” a quanti, ragazzi e ragazze hanno la sventura di condividerci un pezzo della propria vita.
Se è vera la filosofia che sta alla base della legge Gozzini per cui “La detenzione può avere un senso solo in presenza di un reinserimento sociale”, ciò ha un maggior valore quando l’argomento detenzione è coniugato con l’aggettivo minorile.
I ragazzi e le ragazze di Nisida, sono innanzitutto ragazzi e ragazze, senza aggettivi che li qualificano, che più per caso che per scelta si trovano li; un caso figlio del disagio e dell’ esclusione, che è (s)colorato dai non colori delle periferie umane e dalle periferie urbane, che si nutre di illusioni irreali e non di visioni reali, in cui ogni giorno scorre per se stesso e non è proiettato sul futuro.
In questa cornice il bisogno di dare elementi per trovare un equilibrio diverso da quello fin ora praticato, rappresenta una possibilità per quei ragazzi e quelle ragazze, la possibilità per trovare una traccia dentro di loro, che possa indicare un percorso, un itinerario che rimetta loro stessi al centro della loro vita in un contesto di collettività, affinché possano essi stessi collocare la propria identità nel mondo, orientare la propria esistenza e trovare la strada del proprio avvenire. Dove il disagio sociale è molto forte, si cerca di trovare una strada “altra” per entrare in comunicazione e relazionarsi con tale disagio.
L’isola che non c’è, rappresenta un tentativo di sperimentare una comunicazione empatica all’interno di un istituzione totale quale è l’IPM di Nisida. Un laboratorio di evasione che fornisce le metodologie e le tecniche per sdrammatizzare le situazioni stressanti, per far emergere stati emozionali positivi, abbassando le tensioni “dannose”.
L’umorismo e la comicità rappresentano un’opportunità per ribaltare le situazioni problematiche, ansiogene o angosciose e il gioco creativo e di improvvisazione mette alla prova il senso della realtà e la risveglia in nuove prospettive e opportunità, facendo esprimere le dinamiche presenti. Si sperimenta la possibilità di esprimere diversi aspetti di sé, potenziali modalità di essere e altri ruoli.
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