Dopo anni torna a parlare Fiore D’Avino, ex capo dell’omonimo clan, per decenni egemone a Somma Vesuviana e dintorni, torna a parlare e lo fa scegliendo un argomento delicato che ha tenuto banco nelle ultime settimane in città: la confisca di due beni alla camorra da parte del Comune. Ma mentre lui ha tanto da dire, chi governa la città preferisce il silenzio. Un silenzio pesante. Interrogato sulla vicenda e sui temi sollevati nella lettera il sindaco Ferdinando Allocca si trincera dietro ad un stringatissimo “No comment”.
Intanto, Fiore D’Avino, oggi collaboratore di giustizia, ricorda come i beni in questione, un appartamento in via Raimondi e un terreno in via Starza non appartengano a lui, ma alla moglie da cui è separato dal 1993 e ad uno zio omonimo. E aggiunge: “Sento parlare anche di abbattimento, volevo rammentare all’amministrazione che c’è tanto di licenza rilasciata nel 17/01/1991 è tutto in conformità, se dovesse emergere qualche difformità significa che chi doveva controllare non faceva il suo dovere”, con un chiaro riferimento ai vigili urbani dell’epoca. Ma D’Avino si rivolge anche ai giovani, cui il Comune ha deciso di destinare uno dei beni, l’appartamento: “Se si deve fare qualcosa per i giovani con la mia proprietà preferisco farlo io”. Una risposta da parte loro arriva. “Premesso che siamo contro ogni forma di camorra e illegalità sul territorio”, fanno sapere i componenti del Forum dei giovani, “in questa vicenda noi c’entriamo ben poco, visto e considerato che non siamo mai stati chiamati in causa dall’Amministrazione. Il nostro unico compito è quello di assicurare che prima della fine del nostro mandato al Forum dei giovani venga assegnata una sede adeguata. Inoltre sulle questione della confisca dei beni noi siamo stati tirati in ballo anche da alcuni cittadini con una serie di domande che abbiamo girato opportunamente all’assessore alle Politiche Giovanili, Raffaele D’Avino, siamo in attesa delle sue risposte”.
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