La dote della pazienza non mi appartiene. Eppure ho atteso, ho atteso 24 ore che il direttore del sito internet “Il Mediano” si decidesse a darmi l’opportunità di spiegare alcune delle assurdità che aveva scritto sul giornale che dirige. Assurdità che sconvolgevano le regole del giornalismo, della correttezza fra colleghi, del rispetto dei lettori. Ma ho atteso invano. Il secondo commento che ho inviato ieri mattina in risposta al docente Luigi Pone, direttore della suddetta testata, non è stato pubblicato. Così ho deciso di informare i miei lettori di quello che sta accadendo, perchè possano farsi un’opinione, possano rendersi conto di come troppo spesso le informazioni vengono distorte da chi si improvvisa giornalista senza avere la conoscenza adeguata e soprattutto la morale e l’etica che sono alla base di questa professione.
Pubblico dunque di seguito il commento che avevo scritto alla redazione de “Il Mediano” e che è stato censurato.
Da aggiungere come postilla, che mentre il mio commento è stato censurato, quello di un lettore che mi minaccia con fare camorristico “pd ha bellini stai denunciann a tutt somm……….statt accort per te
Autore: comunista doc | Data: 09/06/2011 | Ora: 21.51.49”. (scusate grammatica e ortografia, ma l’ho copiato di pari passo dal sito)
Questa la scelta del direttore di quel sito: gli anonimi con fare e modi da camorristi hanno voce e spazio i giornalisti seri e onesti no.
Tutta la questione nasce dalla decisione di quel giornale di pubblicare una smentita ad un articolo pubblicato dal nostro giornale, con un titolo assurdo e frutto della sola malafede della loro redazione.
Buona lettura
Direttore, la vita è davvero singolare.
Quattordici anni fa l’ho conosciuta a Sant’Anastasia come militante di un partito di sinistra ed insegnante. La ritrovo oggi giornalista in grado di dare lezioni di deontologia, ecco dov’è l’errore.
La regola non scritta alla quale mi riferivo chiaramente lei non può conoscerla, viene tramandata nelle redazioni dove questo mestiere si impara. Ho scritto quello che lei ha fatto col suo giornale su Facebook, dove tra gli amici ho molti colleghi illustri, per chiedere un parere, tutti mi hanno confermato quello che già sapevo: lei ha sbagliato. Non ha sbagliato soltanto per una regola non scritta che chi, giustamente come lei nella vita non fa il giornalista, ma il docente non può conoscere. Non la può conoscere perché lei ha scelto il giornalismo come seconda strada, per aumentare le sue entrate economiche attraverso delibere che la legano ad amministrazioni comunali o pubblicità e non come professione che, in zone difficili come la nostra, molto spesso è una vera missione. Ma lei ha sbagliato soprattutto perché sembra non conoscere la legge sulla stampa (la n°47 del 1948). In particolare l’articolo 8 che dice : ”Per i quotidiani, le dichiarazioni o le rettifiche di cui al comma precedente sono pubblicate, non oltre due giorni da quello in cui è avvenuta la richiesta, in testa di pagina e collocate nella stessa pagina del giornale che ha riportato la notizia cui si riferiscono”.
Era il suo il giornale che ha riportato la notizia? Non credo, lei quella notizia (come molte altre) l’ha “bucata” e ora recupera con questa assurda polemica. Qui non si tratta di dare una notizia, perché come lei ben dice una notizia va data sempre, anche quando “nuoce” agli amici, ma qui non parliamo di una notizia, ma di una smentita.
Minacce io? Io non minaccio, sono abituata ad agire e siccome sono una persona nata e cresciuta nella legalità quando mi viene fatto qualcosa chiedo aiuto allo Stato con denunce e querele. Lo dico a lei e al suo simpatico lettore che mi minaccia dicendomi che “Devo stare attenta”. Direttore, lei sa bene che una testata giornalistica risponde in tribunale anche dei commenti che ha pubblicato se questi sono offensivi nei confronti di qualcuno. Sono certa che è informato.
Il titolo che ha scelto poi per il pezzo non solo è stralunato e scellerato, ma assurdo e falso. Lei lo ha messo tra virgolette, giornalismo insegna (e almeno questo dovrebbe saperlo) che tutto ciò che è tra virgolette viene accreditato come frase riferita da altri. Il Pd non ha detto quelle parole, lei si è arrogato il diritto di bollare così il lavoro del mio collaboratore. Ed infine, lei è stato scorretto. Ha permesso ai suoi lettori di leggere questo straparlare del Pd, ma non di leggere l’articolo in questione. Un lettore deve potersi fare la giusta opinione leggendo entrambi.
Mi spiace dover sottolineare questi aspetti, ma credevo che lei ci arrivasse da solo.
Buon lavoro
Gabriella Bellini
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