Ottaviano. Uccide la madre come la moglie, Giovanni Iacone resta in carcere. Questa la decisione dei giudici del Tribunale di Nola che hanno emesso nella giornata di ieri la misura cautelare di custodia in carcere a carico di Giovanni Iacone, 52 anni, per l’omicidio della propria madre, Pasqualina Alaia, avvenuto ad Ottaviano il 20 maggio del 2008, a colpi di martello sul cranio. Un omicidio brutale che sconvolse un intera cittadina e cancellò in un secondo la vita della povera madre che a quel figlio aveva dedicato la sua vita. Le indagini, compiute dai carabinieri della Stazione di Ottaviano e del Gruppo di Torre Annunziata con il coordinamento del Procuratore Paolo Mancuso, avevano individuato sin dal primo momento nello Iacone il probabile autore dell’episodio, sia perché portatore dell’unica possibile causale, ovvero la disapprovazione da parte della donna per il rapporto che il figlio avrebbe intrecciato con una possibile sorellastra, sia perché Iacone era stato l’ultimo a vedere la madre. A ciò si aggiunga che già in passato lo Iacone era stato condannato per l’omicidio della moglie, avvenuto con le medesime, brutali modalità. Elementi questi che hanno cosi, a distanza di tre anni di infliggere una nuova pena all’uomo. Particolare la personalità dello Iacone, che era entrato, giovanissimo, a far parte della Nuova Camorra Organizzata. Capeggiata dal boss di Ottaviano, Raffaele Cutolo, che in seguito avrebbe sposato sua sorella, Immacolata. Nei primi anni settanta, ancora minorenne, subì le prime denunce per furto aggravato e porto abusivo d’arma da fuoco, ed un arresto per estorsione nel 1978. Dopo un ulteriore arresto. Quello per l’omicidio di Bove Domenico. Nel 1980, venne nuovamente fermato e il 10 febbraio 1985 su provvedimento restrittivo emesso dalla Procura di Nuoro, in quanto ritenuto responsabile, in concorso con i l ‘gotha’ cutoliano li ristretto, dell’omicidio di Francis Turatello, avvenuto nel carcere di Bad’e Carros, a Nuoro, il 17 agosto 198 l. durante la famigerata “mattanza delle carceri”. Dal 16 maggio 1987 trascorse gran parte dei suoi periodi di detenzione in reparti psichiatrici. Scarcerato nel 1996, venne nuovamente tratto in arresto e, condannato a sedici anni di reclusione per l’omicidio della moglie Tamburrini Roberta, uccisa nel comune di Cimego, il 28 marzo del 1996,dopo una violenta lite, a colpi di martello nell’abitazione familiare mentre i figli dormivano. Dal 27 novembre 2006 lo Iacone era tornato in libertà. Il nuovo omicidio. Il 20 Maggio 2008, Iacone si trovava in casa con la madre Pasqualina: ne scaturi una violenta lite, conclusasi con l’omicidio: circa sette colpi di martello al cranio della madre. Ora la svolta. Le accurate indagini, correlate di complessi accertamenti di natura tecnica, dopo la progressiva collaborazione anche dei testi sui movimenti dello Iacone, il suo contraddittorio comportamento portarono subito alla convalida dell’arresto subito dopo i fatti. Avvenuto tralaltro perché trovato in possesso di una pistola carica, di un’accetta e di una cesoia, che consentirono ai carabinieri di acquisire i gravi indizi di colpevolezza. Elementi questi che hanno portato ieri il Gip del Tribunale di Nola a determinarne la nuova cattura per il disumano matricidio, poche settimane prima che terminasse la pena inflittagli per i reati appena descritti.
Giovanna Salvati
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