Tre autrici al margine si scoprono affrontando temi che a tratti si intrecciano e poi si discostano. Come li avranno affrontati? Come convergeranno le loro liriche, poesie, versi? Per capire dove finisce il margine e dove inizia la convergenza, ne scopriamo brevi tratti introduttivi delle opere.
“La parte che ti ho affidato”, autrice Federica Giordano.
Est modus in rebus diceva Orazio, e la poesia di Federica Giordano, a distanza di secoli, sembra rispondere all’esigenza di equilibrio con un agile connubio di versi.
Le liriche svelano il gusto dell’apollineo, degli amori misurati, dei piccoli gesti sospesi, dei ricordi. Un mondo quieto di pacata bellezza fa da sfondo alla meticolosa ricerca stilistica, alla sapiente Weltanschauung dell’autrice. Una poesia che si muove tra tango e milonghe, affetti familiari e squarci giornalieri, tracciando versi dalla linea pulita, dalla misura giusta, dalla rima spaziosa; lo sguardo non eccede mai e consegna le liriche a un’eleganza semantica che pur occhieggiando al passato, conserva un’ingenua freschezza.
Il tetto/sotto la pioggia/è il confine/della mia testa/nel mondo.
“Mani sporche d’inchiostro”, autrice Michela Orsini.
Poesia come flusso di immagini inarrestabili, momento di incontro e scontro, dove si afferrano convulsi stati d’animo sincopati, storie di provincia e amicizie metropolitane, sopraffazioni e violenze su uno sfondo tracciato a carboncino, giovani donne alle prese con amori tormentati, alla ricerca di una propria identità strappata al fumo che intasa i polmoni e affogata in un bicchiere di troppo.
La poesia di Michela Orsini non concede pause né facili buonismi, si muove e scorre fluida rubando alla prosa contaminazioni e sperimentazione; la vita rompe il verso e se ne appropria attraverso il correre tumultuoso delle parole e di un linguaggio a volte dolce, a volte aspro. Mai scontato.
Mia madre/entra in casa/proclamando/la terza guerra mondiale. È solo/l’ennesima/battaglia di interessi./Stop.
Tutto sembra regolare./I ragazzi escono/si ubriacano./Fanno l’amore.
/Stop.
“Le stelle sul soffitto”, autrice Ersilia Anna Petillo.
Le domande inquiete dei vent’anni hanno un gusto particolare: si chiede al mistero della natura il senso della propria vita, della propria storia e il cielo fitto di stelle sembra risponderci. Sul soffitto immaginario della Petillo le liriche sorprendono per il linguaggio giovane e insieme profondo di una giovane donna che cerca un nuovo equilibrio creativo alle cose dell’amore.
La sua poesia si muove in questa soffusa sospensione, a metà strada tra una dolorosa consapevolezza della precarietà e la pienezza del vivere, tra passione e solitudine, tra amicizie profonde e senso di morte, nel fluire di stati d’animo accesi che non si stancano di raccontare cosa c’è dietro le righe, che cercano di afferrare la verità sottile oltre il velo del quotidiano.
Nel mio stesso viaggio sono esiliata/dispersa tra i miei passi/smarrita da quella meta/che come miraggio ha offuscato i sensi/lenta scivola sugli occhi
occhi traditi, ingannati/solo da me.
COMPLIMENTI a tutte!!!
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