Pubblichiamo di seguito un intervento sulle dimissioni di Domenico De Falco dall’Arin scritto dai responsabili del Movimento Cinque Stelle di Pomigliano d’Arco.
Avevamo ragione noi. Mimmo De Falco nel CDA dell’Arin si sarebbe fatto solo una “bella vacanza” a spese dei cittadini in compagnia di PDL, PDmenoelle, IDV, SEL, UDC. E così è stato. La “villeggiatura” è durata quasi un anno, al modico costo (per noi) di 3000 euro al mese. Alla faccia di “fuori i profitti dall’acqua”. Ne è scorsa di Acqua sotto i ponti dalla riunione del Comitato Acqua Pubblica Pomigliano di luglio 2010, quella in cui Tommaso Sodano e Mimmo De Falco ci informarono a cose già fatte della nomina del “compagno mimmo” (allora referente regionale del Comitato Acqua Pubblica) nel CDA dell’Arin in quota Rifondazione Comunista. La vicenda fece ribrezzo a tutti i Comitati d’Italia che si battevano in quei mesi per promuovere un Referendum abrogativo per la ripubblicizzazione dell’acqua. Una battaglia vinta solo per ora, si voterà il 12 e 13 giugno. In quella riunione ripetemmo più volte al “gatto e la volpe” che era una scelta insensata entrare nel Consiglio d’Amministrazione di una SPA dell’acqua per renderla pubblica (questo a detta loro il motivo della nomina). L’unica strada per la ripubblicizzazione dell’acqua era il Referendum, noi del comitato ne eravamo convinti. Parlavano a nostro favore le tante privatizzazioni che tutti i partiti a Napoli e in Campania stavano attuando da anni. Perché quei 4 affaristi si sarebbero dovuti redimere? Ma niente, non ci ascoltarono nemmeno. Qualche mese dopo poi, la sentenza 325/10 della Corte Costituzionale bloccò qualsiasi possibilità di trasformare le SPA dell’acqua in società “in house”. All’argomento dedicammo una riunione del Comitato Pomigliano, ma anche in quel caso i “rifondaroli” fecero orecchie da mercante.
Ieri Mimmo “vinavil” De Falco si è scollato dalla poltrona presentando le dimissioni. Motivo? “La sentenza della Corte e la situazione critica dell’Amministrazione Comunale di Napoli hanno interrotto la possibilità di evitare l’entrata dei privati nell’Arin”. Peccato che la pronuncia della Corte risale ad ottobre 2010, ci sono arrivati dopo 6 mesi? Dopo aver intascato circa 24.000 euro dei cittadini (+ un’eventuale liquidazione) per aver fatto…ehm…cosa?
P.S. anche Sinistra “Inceneritori” e Libertà e IDV hanno ancora i loro prestanomi nel CDA dell’Arin. Tutti per l’Acqua pubblica…a chiacchiere!
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