giovedì 19 Settembre 2024
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“Che se pass………pe’ nu’ poco e spasso”, Thomas Mugnano e il gruppo “ I Matt…attori”

Saviano – RASSEGNA TEATRO AUDITORIUM, a cura di Antonio ROMANO

Saviano – L’opera di un commediografo come Thomas si rifà, oltre a collaudati toni cabarettistici, spesso a un antico proverbio, o meglio un detto popolare di un’epoca lontana. Nel caso specifico un antico proverbio napoletano. La commedia proposta si avvale di diversi elementi scenici spesso tra di loro intervallati: momenti di spensieratezza e scene riflessive.

Domina incontrastato il tema della disabilità. È il perno principale dove ruota tutta la dinamica scenica. “L’essere e il divenire diversamente abile”, afferma l’autore in una nota di regia. Un tema sociale che ha un preciso nome e che è noto come problema delle barriere architettoniche.

La rappresentazione diviene, in tal modo elemento di spettacolarità ma soprattutto messaggio morale. Coesiste, in uno stato d’equilibrio, temi come il non arrendersi mai, tradimenti e riappacificazioni, metamorfismi caratteriali. Il tempo narrato sulla scena, sembra la logica conseguenza di una convenzione che quasi, intuitivamente, si stabilisce tra i due protagonisti dell’evento: gli artisti teatrali e gli spettatori.

Così, alla fine dello spettacolo, l’autore, nel salutare il pubblico, propone un significato di quanto appena esibito in scena, allo schema narrativo. La disabilità è riscontrata, contrariamente a quanto si pensi e intuisca, in tutte le volte che alcune persone non si compartono secondo le regole oneste; è il caso di chi dichiara delle false generalità per ottenere qualche beneficio economico per conseguire un falso certificato d’invalidità oppure un permesso di parcheggio senza averne il diritto e altro ancora, i casi sono tanti.

Sono loro, in senso dispregiativo, i veri invalidi! Nell’epilogo della commedia ospiti d’eccezione chiamati sul palcoscenico come Francesca Scognamiglio giornalista di Napoli tv e Cinzia Profita dell’emittente Telecapri. L’azione, luogo e tempo: una precisa indicazione narrativa, in tre elementi, che scenicamente si materializza in una domus di un ingegnare, uomo di grandi affari interpretato da Gennaro Meo presidente dell’associazione “ I Matt…attori”.

La casa di un personaggio di tale portata ha bisogno di una servitù assortita; ognuno al suo posto. Le ore scorrono frenetiche e piene di attività per tutto il personale: uomini di fiducia, addetti alla cucina, le cameriere, un giardiniere, un autista, perfino una guardia giurata.

È in quest’ambiente di lusso che accade l’imprevisto, un incidente che costringerà uno dei personaggi, “Alex”, a rimanere su di una scomoda sedia a rotelle. “Scomoda” perché ne rifiuta di vederla come mezzo di sopravvivenza, di vita che continua, ma come pesante croce da trasportare. Non è così che si affronta una questione qualunque essa sia! A far intendergli la ragione, almeno ci prova, ci pensa un altro personaggio scenico “ Sandra” interpretato da Imma Forcella Vice Presidente dell’Ass.

“ I Matt…attori”. Una breve apparizione scenica, quella di tal personaggio in questo frangente, ma di grande ipersensibilità: si abbassano le luci e nell’ombra scenica, la recitazione di esternazioni che sembrano declamazioni di versi più che dialogo scenico. I toni sopraelevati della narrazione assumono connotati di alto temperamento chiamati, il più delle volte, ad assumere atteggiamenti di disagio e costernazione.

Altro momento di esilarante comicità è un capitolo dedicato a un avvenimento: un collegamento on line tra persone; fenomeno della rivoluzione digitale. Una delle cameriere “ Ginevra”, interpretata da Maria Luisa Gremito, convinta di trovar la sua anima gemella su facebook, si ritroverà del tutto delusa o quasi.

Un appello, sicuramente, a rimaner con i piedi per terra e utilizzare quanto la tecnologia offre nei limiti consentiti dalle consuetudini e del buon senso. Il classico colpo di scena finale, d’intensità emotiva, arriva con una questione di famiglia tra padre e figlio. Il personaggio ricco e uomo d’affari, il rigido e inflessibile ingegner Rea che compare già all’apertura del sipario dimostra in realtà sì una certa razionalità, una grande umanità.

Sarà lui a risolvere una spinosa questione con una paternità acquisita e legittimata sposandosi, in seconde nozze, per togliere dall’imbarazzo l’esitante figlio e salvaguardare il buon nome suo e della famiglia. In palcoscenico un gelido silenzio immaginario per questa scena: c’è chi sapeva già tutto e aveva taciuto per troppa abnegazione.

Autore/Fonte: Antonio Romano

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