Somma Vesuviana. (Dal Roma).“Il problema non va affrontato in termini di allargamento o restringimento della zona rossa anche perché molto probabilmente a breve tale area sarà ampliata, quanto piuttosto ciò che si deve consentire in tale zona per migliorare la vita dei cittadini”. E’ l’assessore regionale all’urbanistica, Marcello Tagliatela, nel suo interevento sulla zona rossa al convegno organizzato dalle amministrazioni di Sant’Anastasia e Somma Vesuviana presso il cenacolo del convento di Santa Maria del Pozzo, a far chiarezza sul destino della legge 21 del 2003 (quella che appunto istituisce e disciplina l’area in questione). Lo stesso assessore ha posto l’accento sulla possibilità di lavorare a braccetto con i comuni investiti dagli effetti della legge voluta dall’allora giunta di centrosinistra di Bassolino. “Noi nell’affrontare la sfida di migliorare il migliorabile terremo in considerazione le istanze congiunte dei comuni dell’area. Anche se è nostra intenzione fare una differenza tra i comuni della fascia litoranea e quelli che invece si trova alle falde del Monte Somma”. L’intervento di Tagliatela ha praticamente chiuso un incontro che ad un certo punto è diventato caldissimo. Sugli scudi Carmine Esposito, primo cittadino anastasiano e tra i fautori della proposta di modifica dei parametri della zona rossa. “Con questa legge ci hanno impoverito. Non vogliamo costruire – afferma Esposito, insieme al sindaco di Somma Raffaele Allocca – ma delocalizzare, ristrutturare, sviluppare quello che c’è. I nostri centri storici muoiono, non si può spostare una pietra. Vogliamo poter riqualificare. Questa è una legge che non ha né capo né coda. Non è che se il Vesuvio scoppia la lava si mette a fare il giro, chirurgicamente” le parole del focoso premier anastasiano. “Se poi non vogliono sostenerci nella modifica dei confini ci diano almeno le infrastrutture. Ad esempio” rimarca Esposito “il vecchio Policlinico impiantatelo qui, delocalizzino il terziario oppure ci costruiscano strade e vie di fuga degne di tale nome”. Ma il sindaco ha rincarato la dose andandoci giù pesante in più di un occasione. “I falsi ambientalisti ci bollano come cementificatori, abusivisti. Ma non è così. Noi discutiamo di un problema ignorato dai governi di centro sinistra”. Gelo in sala quando ad un certo punto il sindaco anastasiano, in aperta polemica con Pino Capasso, primo cittadino di San Sebastiano al Vesuvio e strenuo difensore della zona rossa, si è augurato che “San Sebastiano venga rasa al suolo dal Vesuvio”. A supportare la tesi dello squilibro nel tratteggiare la linea di confine della zona rossa ci ha pensato Giancarlo Graziani, assessore all’Urbanistica, dell’amministrazione Esposito. L’architetto ha mostrato come, nel corso delle varie eruzioni vulcaniche dal 1631 in poi, poco o nulla sia cambiato nella morfologia dei territori ai piedi del Monte Somma. Più sobri gli interventi del sindaco sommese Raffaele Allocca il quale ha proposto, a breve, un “consiglio comunale congiunto tra Somma Vesuviana e Sant’Anastasia per discutere di questa problematica”.
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