TEATRO UMBERTO – NOLA – 25 e 26 FEBBRAIO – ORE 21,00
Una iniezione di fiducia in questo momento particolare della sua vita, alle prese con problemi di salute – la qual cosa non gli ha consentito di essere presente alle ‘prove’ – ma con tanta grinta da vendere, al punto da anticipare già una ‘chicca’ sui suoi prossimi lavori.
Ma, benché incuriosito dalle inevitabili personali performance dovute al talento della ‘variegata compagnia’, si è accomodato in poltrona come il più appassionato degli spettatori, consapevole di essersi affidato a sapiente mani. Principalmente in quelle dell’imprevedibile attore/regista, per l’occasione, Luigi Pedone e di un cast eccezionale di artisti ‘amici’, che, a fine spettacolo ha voluto ringraziare chiamando ognuno per nome.
Ed allora è stato come trovarsi in classe quando il maestro fa l’appello. Dalla cattedra l’insegnante chiama: Bina Casoria: Presente! Cristina Simonetti: Idem! e così via Gelsomina Potenza, Giulia Arena, per poi passare ai ‘fedelissimi’ Mario Arienzo, Peppe Ciringiò, il figlio Antonio Esposito Pipariello, Andrea Russo e, dulcis in fundo il regista/attore Luigi Pedone. Solo che a teatro il terrore dell’interrogazione non assilla in modo esagerato, o quantomeno, va vissuto in modo diverso da quello registrato nei banchi di scuola. Il giudizio dello spettatore e della critica viene atteso con relativa serenità, nell’idea di quel sano, personale agonismo dovuto al ‘seducente’ mettersi in gioco ogni qualvolta si sale sul palco. Ma anche nella consapevolezza che, anni di esperienza, per i più esperti, ed i primi rudimenti recitativi di ‘talenti in erba’, poiché preparati per bene, debbano inevitabilmente produrre i risultati sperati. E poi, il nostro Salvatore era chiamato ad assegnare, per fortuna e per bravura, solo sufficienze con voti alti!
Ed è con queste premesse che entriamo nell’universo ‘piparielliano’ delle apparenti ‘persone perbene’ che, alla fine, non fanno altro che sciorinare comportamenti da ipocrite, peccatrici, meschine, bugiarde, disoneste … ciascuna a cercare il proprio profitto o il proprio piacere o il proprio divertimento o la propria estasi! Un quadro variegato che porta gli attori principali ad un continuo ‘sdoppiarsi’ ma anche i meno presenti in scena a ribadire il concetto della doppiezza dell’indole umana. Quel trasgredire inarrestabile – che fa pensare all’irresistibile attrazione di una calamita – che cova piacere nel proprio perverso, rivolto ad appagare i più bassi istinti rintanati in quella sottile perfidia che fa godere nel fregare il prossimo – che sia esso un tradimento sessuale, per un’eredità contrastata o nell’assumere identità diverse . Comunque – e qui casca l’asino! – nell’innegabile prerogativa umana, indaffarata a mascherare il proprio malaffare! Componente, quest’ultima, vera e propria forza della commedia. Un messaggio spedito forte e chiaro anche oltre la finzione scenica.
Perché se non fosse così dovremmo rabbrividire per una funzione dell’arte – nella fattispecie il teatro – ridotta a sterile narrazione dei fatti!
Ma in Pipariello e nei nostri protagonisti così non è stato. Così non è, perché situazioni paradossali, esilaranti, eppur tanto veritiere! buttate in una casa ‘multifunzione’ da vendere, diventano pane quotidiano. Casa/bordello per i focosi amanti o per l’impotente che neanche i cioccolatini riempiti di eccitante nettare o le sculettate ‘nacchere’ della prosperosa partner riescono a smuovere. Casa/piazza dove si svolgono tutti gli eventi narrati con estrema perizia, siano essi riferiti al primo atto, di fedele riproduzione al copione di Salvatore Esposito Pipariello, che alla seconda parte, riadattata in modo più energico, vivace e con malcelata astuzia di quel ‘demonio’ di Luigi Pedone – che oseremmo definire più consone all’esperienza ‘retrò’ degli artisti – seppure ben incastonata al messaggio originario dell’opera, al punto da sembrare che recitassero ‘a soggetto’. Ci riferiamo al ‘terremoto’ che provoca la ‘Bina nolana’, che alla sua entrata in scena è capace di ‘arrevotare’ il teatro con le speciali performance che trovano le proprie origini non solo nelle indicazioni del copione, ma anche e soprattutto in una interpretazione della vita nella sua irrinunciabile vivacità. Ovunque e comunque! Oppure al Ciringiò che ‘tuona’ la sua parte assurgendo a reminiscenze liriche che tanto ricordano il ‘do di petto’! O di Andrea, che dovunque lo metti sta sempre a suo agio senza battere ciglio, e rende l’idea! Al Mario che, in mutande oppure nel coloratissimo ricercato look, anche in poche battute ribadisce sembianze da leader. O di ‘pipariello jr’ che dimostra di fare propria l’arte carpita al papà convincendo non solo nelle sue vesti di stallone. O alle giovani debuttanti nel ruolo di mogli/amanti che riescono a dire col corpo quello che con la voce risulta ancora un po’ titubante!
Ma il capolavoro della serata si avverte principalmente nelle corde dei protagonisti sorella/fratello (che poi non sono) quei Margherita/Simonetti – Mimì/Pedone, che hanno invaso la scena pressoché dall’inizio alla fine, ribadendo, ove mai ce ne fosse bisogno, splendide doti di ‘trasformismo scenico’ senza cedimenti di sorta. Per primo lei sorda, lui cieco; poi lei ‘direttrice’ della casa, lui imparruccato stravagante; ed ancora entrambi finte zie del ‘truccato’ da effeminato ‘Mimì’ … per scappare dalle foie amorose dell’indemoniata ‘Bina’ che nella vita è stata lì lì per ricevere il ‘biscotto’, ma che disgrazie varie gli hanno sempre negato l’eccelso piacere!; ed infine a scoprirsi innamorati e stentare a confessarselo!!!!!
Tutto ciò ed altro ancora, in uno scorrere di eventi scenici senza che si perda mai il filo della narrazione, risultata mai banale, neanche quando si tratta di evocare luoghi comuni, sempre con la ‘sorpresa’ dietro l’angolo! Una competente prova di forza, di sapienza teatrale, di conoscenza della vita, di interpretazioni magistrali … che stanno a confermare che il teatro cosiddetto ‘amatoriale’, spesso, come in questi casi, si veste di ‘professionismo’. E sfido chiunque ad affermare il contrario!
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