Sant’Anastasia – Sarà consentita la temporanea autorizzazione per le aziende esistenti sul territorio comunale. Lo ha deciso ieri il Consiglio Comunale, con una delibera che apre spazi alla soluzione di un antico problema che rischiava di soffocare lo sviluppo socio-economico e veder chiudere varie attività non in regola. L’autorizzazione è subordinata all’acquisizione dei competenti pareri ASL ed ARPAC in merito al ridotto impatto ambientale delle attività, ha efficacia per il periodo di 3 anni e l’attività produttiva dovrà obbligarsi alla futura delocalizzazione nelle aree a destinazione produttiva che, nel frattempo, saranno state attuate dall’Amministrazione.
Al fine di perseguire obiettivi di sviluppo economico, sostenibile e compatibile, è stato incaricato il dirigente del Servizio Urbanistica, dott. Luigi Terracciano (applaudito in consiglio comunale), di procedere ad un approfondimento tecnico dei P.I.P. di via Romani e via Pomigliano, e di verificarne lo stato di attuazione dei procedimenti finalizzati all’approvazione ed in particolare valutare se i citati strumenti urbanistici attuativi, oltre alle aree per insediare le imprese, prevedano la realizzazione di strutture pubbliche o ad uso pubblico per ospitare “servizi alle imprese”, che possano fornire sostegno e ausilio allo sviluppo economico locale.
“E’ un atto inserito nell’azione di responsabilità dell’A.C., per mettere il tessuto economico e produttivo del paese in condizione di poter rilanciare le attività commerciali. Ci siamo spesso – afferma l’assessore al ramo, arch. Giancarlo Graziani – confrontati con una realtà complessa, fatta di aziende che tardano a mettersi in regola, sia dal punto di vista della compatibilità ambientale, che di quella urbanistica. E per loro si prospettava la limitazione dell’attività, se non la chiusura. Questo fino alla delibera approvata ieri in consiglio comunale. Una delibera che è semplice nell’impostazione, ma può avere un effetto dirompente per quello che può significare in termini di sostegno al tessuto produttivo locale ed al mantenimento dei posti di lavoro. Le leggi risalenti al ’68 sono poco adeguate alla realtà del territorio attuale ed è ovvio che in una zona definita agricola non si poteva pensare di dare sviluppo e spazio alle attività produttive. Chi ha investito creando un’azienda l’ha fatto in passato rischiando e restando nella “morsa” della compatibilità ambientale e urbanistica, mettendo il comune e anche l’ASL, con la quale abbiamo fatto una concertazione, in difficoltà. Le aziende ora, faccio un esempio citando quelle della panificazione, non solo potranno – e dovranno – mettersi in regola con la compatibilità ambientale utilizzando tutte le tecnologie moderne, ma potranno anche programmare uno sviluppo, firmando un obbligo a trasferire l’attività nelle aree a destinazione produttiva che nell’arco di tre anni ci siamo “vincolati” ad attuare. Il senso di questa “moratoria” è proprio quello di offrire l’opportunità alle aziende esistenti, ed a quelle che potranno essere interessate, di ottenere un’autorizzazione valida per tre anni, che può prevedere in deroga al PRG anche un cambio di destinazione d’uso da residenziale a produttivo dei locali aziendali, sulla scorta di un ridotto impatto ambientale rilevabile dal parere favorevole dell’ASL competente. Il vincolo per l’azienda è quello di spostare l’attività nelle aree dei P.I.P. di via Romani e via Pomigliano che in tre anni ci spetta realizzare. Lavoreremo al funzionamento dello sportello unico SUAP per dare all’utenza un punto di riferimento certo per ottenere le autorizzazioni. Siamo fortemente pronti ad accogliere le istanze degli imprenditori ed a supportarli nel percorso da noi individuato”.
“Penso che ci sono gli elementi per comprendere che è cambiato il passo dell’azione amministrativa, nel rispetto di quello che abbiamo detto in campagna elettorale. C’è una percezione diversa anche da parte degli uffici, di quelli che hanno compreso lo spirito dell’A.C. di voler dare forma e vita al cambiamento. Noi non vogliamo rifare i P.I.P., vogliamo farli partire, vogliamo capire il tessuto socio-economico del paese e vogliamo mettere le regole, dando le condizioni per mettersi in regola. Questo – dice il sindaco Carmine Esposito – è il senso della moratoria di tre anni. Non vogliamo chiudere gli occhi sulle attività produttive a rischio di chiusura, vogliamo aprirci con la mentalità di non essere ostili al cittadino, ma accompagnarlo verso la legalità. Vogliamo costruire un sistema-paese dove le regole valgono per tutti e mettere il cittadino al centro, con la disponibilità a rimodulare le nostre scelte se ve ne fosse bisogno. In questo senso va letta anche il riordino della macchina amministrativa e i cambiamenti dei responsabili che abbiamo attuato”.
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