Ottaviano. Il Puc come punto di partenza della rinascita del paese? No, solo il colpo di grazia per una città già morta. Questa la sintesi dell’incontro tenutosi presso il Castello Mediceo di Ottaviano. Una seduta “flop” organizzata dal comitato civico di San Gennarello per discutere sul Piano Urbanistico Comunale, ma dove gli unici protagonisti sono stati i relatori e quei pochissimi cittadini che hanno partecipato, per il restante deserto in aula. Una seduta disertata, dove nessuno ha portato il proprio contributo, le proprie osservazioni, eppure il Puc, tema caldo da circa 40 anni nella cittadina, sembra essere stato completamente snobbato. Una storia iniziata nel lontano 1971, un gomitolo inestricabile, tanti nodi da sciogliere e pochi attori disposti a prestare il proprio impegno. Un iter senza dubbio difficile, dove senza la realtà di Ottaviano, non sembra essere l’unica guardando i vicini paesi limitrofi, ma dove, eppure qualcosa sembra non andare. Eppure i relatori, durante l’incontro, vi erano tutti, ed ognuno con le proprie competenze settoriali: dall’ingegnere Alfonso Franzese, agli architetti Antonio Ciniglio e Roberto Cutolo, il tutto sponsorizzati dall’Assessore al ramo presente Michele Bianco. Ma nulla di nuovo. Semplici relazioni lette partendo dall’iter incubo attraversato in questi anni: il Puc infatti partito nel 1971 quando il comune di Ottaviano finisce nell’elenco dei paesi obbligati all’introduzione del piano regolatore, non fu mai presentato. Un’assenza che nel corso degli anni non ha fatto altro che generare il fenomeno dell’abusivismo edilizio. Un mattone selvaggio che ha sempre più dato vita ad un vero e proprio mattone selvaggio, sino alla nomina dei due Commissari ad acta da parte della Provincia di Napoli, nelle persone di Massimo Ragosta e Antonio Vista. I due iniziano la stesura dell’intero piano che però viene bocciato dalla Provincia. Da qui, e siamo ormai nel 2000, il piano vede la stesura definitiva da parte dell’arch. Dal Piaz, ma non verrà mai adottato, perchè il sindaco in carica, Michele Saviano, prima lo sospende e poi lo riadotta. Ne scaturiscono altre opposizioni ed è tutto quasi da rifare. L’entrata in vigore infatti di numerose normative, mettono in crisi l’intero piano. Ma finalmente il parto lento e sofferto, porta ad un risultato: la Giunta Comunale lo approva il 1 ottobre, il piano è ormai agli sgoccioli, ma non sembra per nulla raccogliere consensi. Il Piano Urbanistico Comunale non sembra infatti per nulla piacere a tecnici e cittadini: interventi impossibili da apportare su un territorio purtroppo già depurtato in ogni sua parte, no all’insediamento dell’edilizia residenziale dove possibile, ma sopratutto nessuna campagna contro le colate di cemento che in questi lunghi 40 anni hanno visto ergersi veri e propri castelli, visibili sotto gli occhi di tutti. Ilo mattone abusivo, sicuramente, con l’entrata in vigore sarà solo un ricordo, ma quello già edificato? Ma ancora: spazi pubblici completamente assenti, fatta eccezione di tre aeree, no alle vie di fuga, insediamento industriale si, ma senza nessun servizio aggiuntivo, ed infine, un censimento delle attività produttive commerciali che non presenta delle imperfezioni. Questo quanto andato in scena, ma quello che più suggerisce un vero e proprio flop, non è tanto nel lavoro, seppur contestabile per molti, del lavoro svolto, ma dell’assenza completa di chi ancora una volta preferisce giudicare da lontano. L’occasione per confrontarsi era stata data, ma nessuno ha risposto all’appello, sinonimo di cittadina assente o solo silente? Per ora, il sindaco Mario Iervolino, sino al 20 Gennaio continuerà ad aspettare le osservazioni dei cittadini.
D’altronde anche per Cetto la Qualunque era stato difficile redigere un piano regolatore.
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Giovanna Salvati
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