Valencia (Spagna). “Siamo qui per un dovere morale nei confronti dei nostri colleghi italiani”. La sintesi della protesta inscenata dagli Erasmus italiani di Valencia contro la riforma della scuola del ministro Gelmini è tutta in questo slogan. Così, mentre in Italia gli studenti occupano i luoghi simbolo della cultura e dell’arte del Belpaese, in Spagna questi ragazzi, “autoesiliatisi” per motivi di studio, inscenano un sit-in nella centralissima Plaza de la Virgen, proprio dinanzi la più famosa basilica valenciana. Sono giovani provenienti da ogni regione. I toscani sembrano in maggioranza, ma ci sono anche diversi umbri, siciliani, laziali, pugliesi e campani. Tutti uniti contro una riforma che, a detta loro, “penalizza eccessivamente il settore della formazione in un paese dove essa gode già di poca considerazione”. Hanno storie ed esperienze da raccontare e lo fanno nonostante qualche goccia di pioggia che bagna la protesta. “I tagli della Gelmini non ci piacciono” ammettono digrignando i denti alcuni di loro. “Né tantomeno ci piace l’idea del precariato universitario che la riforma introduce”. I ragazzi sembrano preparati sul testo che approderà martedì alla Camera dei Deputati e che, con ogni probabilità, passerà con il voto della maggioranza (o di ciò che ne rimane) di centrodestra. A finire nel mirino degli Erasmus è soprattutto la trasformazione delle università in fondazioni. “Si rischia” tuona Fabiana, studentessa in disegno industriale di stanza qui a Valencia, “di penalizzare quegli studenti che scelgono le facoltà umanistiche a dispetto di quelle scientifiche”. “Per non parlare della formula del 3 più 3 relativa ai ricercatori che vogliono intraprendere la carriera universitaria” ribatte Luca. “Come si fa, prima formiamo i ricercatori e poi gli diamo il benservito, ingrossando ancora di più l’elenco dei cervelli in fuga dal nostro paese?”. Ad un certo punto della manifestazione compare uno striscione bianco a scritta rossa. “Solidaridad con los estudiantes italianos en lucha”. E’ la solidarietà degli studenti spagnoli che si aggregano a quelli italiani. Intanto compare una chitarra che scandisce le note di un evergreen: “La canzone del sole” di Lucio Battisti. Serve ad unire il gruppo di manifestanti infreddoliti e bagnati sotto il cielo brumoso di Valencia. Una ragazza si avvicina e mostra una videocamera semi-professionale. “Me l’ha fornita la facoltà qui a Valencia e posso tenerla per qualche giorno. Da noi una cosa del genere sarebbe inusuale”. Così scattano i raffronti tra il “sistema universitario” italiano e quello spagnolo. “Qui in Spagna” afferma Silvia “noti subito il fatto che si investa su e per i giovani”. A qualcuno faccio notare che però noi, almeno come Nobel, ne vantiamo qualcuno in più in bacheca, soprattutto per quanto riguarda quelli a carattere scientifico. “E’ vero, da noi ci sono stati scienziati – prosegue Silvia- illustri, ma qui il carattere delle università è differente. Più a misura di giovani, meno pachidermico, meno ingessato. Abbiamo” prosegue la giovane “la massima disponibilità dei professori (a cui gli studenti tutti danno del “tu” n.d.r.) e soprattutto abbiamo a disposizione dei campus con strutture moderne e facilmente fruibili”. Nel mentre si raccolgono le testimonianze viene srotolato uno striscione posto ai piedi delle scale della basilica. Recita più o meno: “Berlusconi sei solo un nome, il problema vero è il capitalismo”. Più in là due studentesse fiamminghe parlano dell’Italia. Dicono di essere state ad Arezzo, a Napoli e nel Salento. Ammettono la bellezza mozzafiato della penisola, ma ridono dei nostri politici. “Berlusconi, spazzatura, Ruby, Ruby, escort escort” è il loro mantra. La sera intanto è scesa decisa. Qui in Spagna è l’orario delle tapas. Ruby, Berlusconi, la Gelmini, Bossi, Fini, Fli, Bersani, Casini, Saviano, la monnezza, la Padania, Frattini, Maroni sono una eco sbiadita di un paese con molti fuochi, tante risse e poche speranze. “Que aproveche” a tutti.
Gaetano Di Matteo
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