DA METROPOLIS DEL 16 LUGLIO
Nola. “Crash”, si chiama come il celebre film di diretto da Paul Haggis vincitore di ben tre premi Oscar, l’operazione che ieri ha fatto sgominare una banda che viveva di truffe alle assicurazioni. E una recitazione da attore hollywoodiano era quella che gli avvocati Aniello Malinconico e Alessandro Ferrante richiedevano anche ai finti testimoni protagonisti degli incidenti che facevano parte delle loro richieste di risarcimento. Un nome, dunque, che racchiude tutta l’inchiesta che vede coinvolte 15 persone, tra questi medici e avvocati, I reati contestati vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla truffa al danneggiamento fraudolento dei beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona; dalla ricettazione alla falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e falsità in scrittura privata e al peculato. Quattro persone sono finite in carcere, tre ai domiciliari, mentre per altre due persone c’è l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria. Ieri mattina all’alba i carabinieri della Compagnia di Nola (agli ordini del capitano Andrea Massari) hanno eseguito le misure cautelari. Viste le temperature torride non tutti sono stati rintracciati a casa, ma in luoghi di villeggiatura. E’ il caso dell’avvocato Malinconico che era nella bella Policoro (in provincia di Matera) e il dottore Roberto Pirone che si trovava nella più vicina Agropoli. Almeno 120 i falsi incidenti denunciati dalla banda e per i quali avevano anche già ottenuto il risarcimento danni: il tutto per un giro, stimato dagli inquirenti, di almeno un milione di euro. A spiegare le dinamiche del maxiraggiro messo in piedi dal gruppo nolano il procuratore di Nola, Paolo Mancuso, ed il pm Salvatore Prisco. “Le indagini sono partite dal Comune di Schiava”, ha spiegato Mancuso, “da un falso incidente scoperto dai carabinieri si è poi risaliti allo studio legale che era il promotore del gruppo, alla partecipazione e grande dinamicità dimostrata da un dipendente del Comune di Tufino, per arrivare a verificare una serie elevatissima di falsi sinistri, accompagnati anche da certificazioni mediche fasulle, comodissime per richiedere i risarcimenti e acquistate dai medici compiacenti per pochissimi euro. Il dipendente comunale (Saverio Galeotalanza, ndr) attraverso un’agenzia assicurativa intestata alla n moglie procacciava le finte vittime, e avvia con gli avvocati azioni legali del tutto inventate. Dalle indagini emergono almeno 60 reati per circa 30 incidenti stradali fasulli. Un fenomeno diffusissimo che stiamo cercando di arginare, e che purtroppo contribuisce a far lievitare enormemente i costi assicurativi. La nostra provincia, infatti, è di gran lunga quella che ha i costi maggiori per i premi assicurativi anche di polizze di poco conto. Una pulizia in questo settore potrebbe avere come conseguenza una maggiore affidabilità da parte delle agenzie assicurative per questo territorio, potremmo addirittura arrivare a fare di Nola l’area con il miglior trattamento per le compagnie assicurative”. Sono indagate almeno 68 persone, mentre le persone coinvolte nell’inchiesta sarebbero 85. “Un ruolo fondamentale lo hanno rivestito le indagini dei militari dell’Arma”, ha aggiunto il procuratore, “Abbiamo così scoperto che c’erano molte vittime ignare dei raggiri, ai quali erano state rubate le identità per richiedere per conto loro risarcimenti alle assicurazioni. Bastava lasciare i propri dati per richiedere, ad esempio, una nuova polizza, e quelli venivano usati per i falsi incidenti”. A spiegare delle vittime ignare, il pm Prisco, tra queste anche il cantante reso famoso dalla trasmissione tv “Amici”, Luca Napolitano. “Molti avevano firmato fogli in bianco, altri hanno dichiarato che quelle ritrovate sui documenti non erano affatto le loro firme”, ha chiarito, “Dei 30 incidenti presi a campione nel corso degli ultimi due anni, tutti sono risultati falsi con tanto di esiti di tac e radiografie in realtà mai effettuate”. Ma l’inchiesta che ha scosso il nolano non si fermerà a confermarlo gli stessi inquirenti. “Noi e i carabinieri stiamo lavorando”, ha concluso Mancuso, “Siamo certi che i fatti non si fermano a quello che abbiamo scoperto e speriamo di approfondirle anche per altre situazioni”. Nel corso delle indagini, utilissime sono state le intercettazioni ambientali, microcamere inserite anche nello studio legale di Nola hanno permesso di accertare che gli avvocati istruivano i testimoni su quanto avrebbero dovuto riferire riguardo l’incidente. Se un certificato medico poteva costare dai 20 ai 30 euro, un finto sinistro poteva portare nelle tasche di chi si fingeva vittima anche 700 euro. Questo sistema era una sorta di “ammortizzatore sociale”, come lo hanno definito gli inquirenti. Chi aveva bisogno di soldi andava dagli indagati a “vendere” i propri dati per essere parte integrante di un risarcimento assicurativo. Un’inchiesta importante, partita da Schiava dove appunto la solerzia dei militari ha evidenziato il primo falso sinistro, ma che si è poi concretizzata con un “pentito”, che quasi subito ha cominciato a raccontare quali erano le modalità seguite dalla banda e grazie alle sue dichiarazioni ha svelato tutta l’organizzazione.
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