San Giuseppe Vesuviano. Ora è tempo di dire basta. Basta alle accuse, alle menzogne, alle infamie, il sindaco è lui e la giustizia gli ha dato ragione. Una premessa dura ma efficace quella del primo cittadino di San Giuseppe Vesuviano, Antonio Agostino Ambrosio, che non teme assolutamente di far terra bruciata nei confronti dei “mandanti”, come li definisce lui stesso durante l’assise pubblica, di coloro che hanno calunniato, fatto “carte false” pur di mandarlo a casa, tutti tentativi valsi al nulla. Un dito puntato con ferocia verso i politici avversari e i giornalisti avvoltoi, che sull’intera vicenda hanno “calcato la mano”. Con la man forte dettata dal ricorso del Tar che gli ha dato ragione, spara a zero su tutti e non intende risparmiare nessuno, tra chi, in questi mesi, lo ha avvelenato come persona e come politico. “Ho sempre detto che qui la camorra non c’è mai stata e qui la camorra non c’è – spiega Antonio Agostino Ambrosio – mancavano i presupposti per mandarci a casa, lo sapevamo tutti, lo sapevano anche loro che pur far arrivare la commissione d’accesso e poi lo scioglimento, non hanno esitato a confezionare carte false. Mi spiace per loro, ma la verità trionfa sempre, coloro che hanno sbagliato e impedito a quest’amministrazione di svolgere il suo lavoro, pagherà dinnanzi ai giudici, ne risponderà dinnanzi alle autorità competenti”.
Non esita poi a raccontare le sue giornate durante lo scioglimento “sono stato giorno e notte – continua Ambrosio – a leggere, rileggere, sottolineare e riguardare quelle carte, quelle di una sentenza che nessuno di noi meritava, ho privato persino i miei figli,la mia famiglia dell’affetto che dovevo da padre pur di dimostrare e riconquistare una dignità che oggi non ho avuto solo io ma tutta la cittadinanza”. Un pensiero di ringraziamento poi va ai suoi avversari politici, a Nespoli, Laboccetta e lo stesso Bobbio che “hanno avuto rispetto e non hanno commentato la lieta notizia”. Ampio spazio lo dedica anche i giornalisti e non risparmia nessuno, seppur concentrandosi in particolare su qualcuno, e commenta “ora che ho più tempo e più calma mi siederò, li rileggerò tutti e deciderò in piena tranquillità chi querelare, perché quelli non erano articoli di giornale, non erano pezzi di politica, ma sterco”.
Ci va giù pesante Ambrosio e anche quando legge i telegrammi di congratulazioni arrivati da alcuni esponenti del Pdl come i consiglieri regionali Massimo Ianniciello, Bianca D’Angelo e l’europarlamentare Enzo Rivellini, la minoranza scalpita. Insomma “un ritorno a casa” in gran stile, come solo Tonino sa fare. Il suo carisma e la sua dialettica mettono i puntini sulle i, aprono e chiudono parentesi passate ma che lui non dimentica. Un sindaco che come una fenice ha saputo ritornare al posto che gli era stato strappato, in quel palazzo municipale dove ora penzola la bandiera italiana e lui in silenzio soddisfatto guarda la sua cittadina e pensa a quanto ora dovrà recuperare. Recuperare cinque mesi non sarà facile ma la sua grinta, sfoderata durante il primo consiglio comunale dopo il reintegro, sembra prometterne delle belle. Primo obiettivo: Piazza Garibaldi.
Giovanna Salvati
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