Nola. Quattro figli, di 13, 11, 10 e 8 anni, uno dei quali gravemente ammalato, e una situazione di forte indigenza alle spalle, mentre sulla testa pende la spada di Damocle di un provvedimento esecutivo di sfratto. È la storia allucinante di Franco Caccavale, 39 anni, di professione parcheggiatore abusivo, che da anni opera fuori agli uffici dell’Inps di Nola, sulla S.S. 7/bis, ieri mattina incatenatosi sul parapetto del Palazzo di Città, dopo essere entrato nell’edifico comunale ed aver raggiunto non si sa come il balcone del gabinetto del sindaco. La storia di Caccavale parte da lontano, quando circa 10 anni fa con la sua numerosa famiglia occupa uno stabile dell’Iacp, alla via Fratelli Bandiera, senza averne titolo ma sembrerebbe versando periodicamente il pigione all’assegnatario della casa popolare. Una situazione che ha portato quest’ultimo a ricorrere al giudice per riappropriarsi dell’appartamento. Ieri mattina si sarebbe dovuto eseguire lo sgombero coattivo dell’immobile, dopo che un primo tentativo fatto dall’ufficiale giudiziario qualche settimana prima non ha sortito effetto. Ma Caccavale non ci sta ad essere buttato con tutta la famiglia in mezzo ad una strada e per protesta si incatena sul cornicione del balcone del Municipio e minaccia di gettarsi nel vuoto se il sindaco non risolve la situazione. Attimi di panico hanno caratterizzato la mattinata, a nulla è valso l’intervento dei vari assessori e dirigenti accorsi sul posto. Nemmeno la notizia della proroga di 15 giorni dell’esecuzione del provvedimento, sopraggiunta in tarda mattinata dopo che la responsabile dell’ufficio assistenza dell’ente di piazza Duomo, la dott.ssa Raffaella Vallone, ha depositato in tribunale una dettagliata relazione sullo stato familiare del Caccavale, è servita a rasserenare il soggetto ed a farlo desistere dall’insano gesto. Nel frattempo sul posto sono accorse centinaia di persone, parenti, amici, nonché i soliti curiosi che lo incitavano a non mollare fino a quando non avrebbe avuto risposte certe. Anche il suo legale, immediatamente avvisato, è sopraggiunto per cercare di convincere il suo cliente a rientrare dentro. La situazione diventa incandescente, i Vigili del Fuoco predispongono anche il telo salvavita sotto il balcone. Solo l’intervento del sindaco Geremia Biancardi e del vice questore aggiunto Ferrara, del commissariato P.S., che ha condotto le trattative insieme alla sua squadra, dopo oltre tre ore ha consentito di far rinsavire Caccavale. Liberato dalle catene e tirato dentro quasi per il collo, lo sfortunato è stato condotto nella stanza del primo cittadino dove, dopo circa mezz’ora di conversazione con Biancardi, l’assessore alle Politiche sociali e il dirigente di settore, oltreché diversi amministratori, la funzionaria Vallone e le forze dell’ordine, è stato lasciato andare con la promessa che l’ente di piazza Duomo, già intervenuto come detto per prorogare di 15 giorni l’esecuzione dello sfratto, si farà carico di avviare una consultazione con tutte le parti in causa, per cercare di prorogare ulteriormente l’esecuzione, magari di quattro mesi, per vedere nel frattempo già da domani di studiare la pratica per l’assegnazione di un alloggio di edilizia popolare al Caccavale e alla sua famiglia, duramente colpita anche dal gravissimo handicap di cui soffre uno dei figli, che lo vede costretto a fare avanti e indietro per gli ospedali, acuendo la già estrema tensione emotiva e psicologica del nucleo familiare, per via anche della situazione precaria in cui versa il capofamiglia, senza lavoro fisso e in regola, e senza alcuna possibilità di reperire un altro alloggio.
Autilia Napolitano
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