Il talento artistico di Rosario Giuliani può considerarsi affermato da un po’ di anni a questa parte. Il giovane sassofonista non ha più bisogno di provare le sue doti: generosità, virtuosismo, energia e lirismo sono le caratteristiche principali del sax alto romano. “Onestamente, provo il bisogno di suonare di continuo, altrimenti sento che il mio cervello va in fumo”. Una confidenza che la dice lunga sull’appetito musicale di questo straordinario interprete e compositore, la cui carriera artistica rimane intatta dopo ben quindici anni. Rosario Giuliani riceve il Premio Massimo Urbani nel 1996 come miglior artista italiano. Attualmente egli non rinnega la sua reputazione ma è alla ricerca continua di nuovi orizzonti. Per questa nuova avventura, Giuliani ha scelto una nuova scuderia: il pianista Pierre de Bethmann, Premio Django Reinhardt 2004 come miglior musicista, Darryl Hall, bassista emergente e Joe La Barbera, niente meno che l’ultimo batterista di Bill Evans (1979-80). Insieme a musicisti di questo calibro, Rosario Giuliani può tranquillamente esprimere al meglio la propria sensibilità. Eleganza, sobrietà e feeling sono il loro linguaggio comune. Il sassofonista assume le proprie responsabilità di leader pur mettendo in evidenza le caratteristiche dei suoi compagni di viaggio; La Barbera sembra accarezzare le sue percussioni, de Bethmann attento al pianoforte così come al fender Rhodes, Hall profondo e romantico. La complicità è evidente e ciascuno di loro usa al meglio i propri tempi pur rispettando quello degli altri. Giuliani ci mostra la strada dell’album sin dal primo titolo: ‘Lennie’s Pennies’, una composizione di Lennie Tristano, che dà il titolo all’intero album. Sposando spontaneità e rigore, validamente supportato dai brillanti musicisti, l’artista romano rende omaggio a uno dei suoi grandi maestri: Lee Konitz. Alternando composizioni di Giuliani, di de Bethmann a degli standards come ‘The peacocks’ di Jimmy Rowles e ‘How deep is the ocean’ di Irving Berlin, il repertorio abbraccia tutti i registri: dalle tenere melodie come ‘Love Letters’, ‘Picchi’, ‘Dear Father’ a degli accenni funky come ’74 miles away’ e persino un motivo latino, ‘Goldfish’. Giuliani è, senza dubbio, un musicista eclettico che non disdegna alcun genere e riesce a cogliere il meglio da ogni stile (be-bop, cool, latin-jazz). Per questo suo quinto album inciso con la prestigiosa etichetta Dreyfus Jazz, il sassofonista romano riconferma la sua straordinaria maturità artistica. Da ascoltare e avere nella propria CDgrafia.
Concerti:
25 Aprile, Varallo (VC)
26 Aprile, Roma – Parco della Musica
27 Aprile, Milano – Blue Note
28 Aprile, Bologna – Cantina Bentivoglio
29 Aprile, Torino – Jazz Club
30 Aprile, Ferrara – Jazz Club
10 Luglio, Perugia – Teatro Morlacchi
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