Poggiomarino. Interventi veloci ed immediati a tutela dei beni archeologici della cittadina: è questo l’appello che arriva dalla terra della memoria che continua a difendere il suo territorio e in modo particolare i beni archeologici che ne rappresentano l’inestimabile patrimonio storico culturale della cittadina. Dopo infatti l’intervento del sindaco Vincenzo Vastola che meno di un mese fa ha scritto alla Sovrintendenza ai beni culturali per chiedere di sapere le decisioni della soprintendenza sull’area archeologica di Longola e il punto delle indagini su via Fontanelle, ora è la volta del Gruppo Archeologico “Terramare 3000” che ha cosi deciso di far sentire la sua voce dopo gli ultimi dati emersi. “Intendo richiamare l’attenzione sulla situazione di insospettata complessità e di grande interesse archeologico presentatasi durante le indagini condotte in via Fontanelle, a Poggiomarino, per conto della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Pompei – si legge nella nota della prof.ssa Linda Solino, indirizzata alla soprintendenza – a conclusione della stessa indagine e in considerazione dell’imprevista estensione e interesse del giacimento archeologico individuato, insospettabile in precedenza, invito ad una rinnovata valutazione della situazione alla luce delle stesse novità emerse”. Ma quello che emerge dalla nota non è solo la richiesta di rivalutare i beni ma in modo particolare quello di tutelarli e sopperire ad emergenze che in caso contrario potrebbero solo creare danni ai beni preesistenti, infatti il sollecito che arriva è nella “Si sollecita, inoltre, la ricerca di una soluzione concertata non solo dalla Soprintendenza stessa e dal Commissariato per il superamento dell’emergenza socio-economica-ambientale del fiume Sarno, ma anche dall’Amministrazione Comunale di Poggiomarino e dai portatori di interessi legittimi che possa conciliare l’esigenza della tutela della salute pubblica con l’interesse della tutela e salvaguardia del rilevante giacimento archeologico emerso”. Infine “valutato che la prosecuzione sic et simpliciter dei lavori in corso per la costruzione del collettore fognario di via Fontanelle – conclude la nota – provocherebbero la perdita irrimediabile di un insieme di emergenze non ancora adeguatamente e completamente indagate e visto il crescente interesse con il quale la cittadinanza, i partiti politici, le associazioni, le scuole, le parrocchie, seguono l’evolversi della situazione,si auspica un’estensione del vincolo archeologico che metta l’area stessa e i giacimenti in essa contenuti in sicurezza, ai sensi delle vigenti normative”. Insomma un intervento immediato per non vedere perso l’intero patrimonio archeologico che ora sta finalmente venendo alla luce, una battaglia per la valorizzazione degli scavi in via Fontanelle che ormai rappresentano la carta d’identità della popolazione locale. Gli scavi infatti sono stati realizzati dalla Sovrintendenza ai beni culturali, su richiesta del commissariato di governo per la bonifica del Sarno, che in quella zona sta ultimando il nuovo sistema fognario. Un lavoro preventivo che avrebbe portato alla luce importanti scoperte, sulla cui natura ora il Comune e Associazioni chiedono più tutela e valorizzazione soprattutto alla luce di numerose scoperte, tra queste quella del 2000 quando fu rinvenuto un importante sito protostorico del VI secolo avanti Cristo in località Longola, proprio mentre venivano effettuati i lavori per la costruzione del depuratore del Sarno.
Giovanna Salvati
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