venerdì 20 Settembre 2024
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Somma Vesuviana, parla Angelo Di Mauro: “Non sono un tombarolo”

Somma Vesuviana. Angelo Di Mauro non ci sta a passare per “tombarolo”. Esce allo scoperto il 69enne pensionato di Somma Vesuviana, al quale nei giorni scorsi erano stati sequestrati, dai carabinieri di Napoli su ordine della magistratura salernitana, circa 400 frammenti di reperti archeologici. “Io non sono un tombarolo e non ho mai scavato” ha affermato l’uomo, responsabile del circolo archeologico Fensern. “Innanzitutto c’è da chiarire che i carabinieri hanno sequestrato pezzetti di cocci, cioè piccoli e piccolissimi frammenti di ceramica rinvenuti da altri in montagna e consegnati a me perché direttore del gruppo Fensern. Non c’era nessun reperto intero o ricostruito nei suoi pezzi. Ogni frammento era minuto e non combaciava con nessun altro”. “Inoltre” ha aggiunto lo stesso Di Mauro “Ho solo ospitato per un anno circa i pezzettini di storia che mi venivano gentilmente portati dalla montagna. Non c’era e non c’è nessuna volontà di nascondere i frammenti. Infatti quest’ ultimi furono denunciati prima verbalmente” e siamo agli inizi del 2008 secondo Di Mauro “ai funzionari della Soprintendenza presenti allo scavo della Starza. In quella occasione i funzionari presero il mio recapito telefonico e mi chiamarono qualche settimana dopo per un incontro con G. Vecchio(il responsabile della sovrintendenza archeologica n.d.r.) per un sopralluogo a Somma nel casolare dove avevo i cocci”. A presentarsi secondo Angelo Di Mauro fu “la dottoressa Antonella D’Ascoli la quale, dopo aver spiegato di essere stata delegata da Vecchio analizzò i cocci in mio possesso”. Dopo l’analisi dei reperti, secondo il racconto di Di Mauro, “la dottoressa non rilevò alcun valore di rilievo dei reperti e contemporaneamente si riservò le modalità ed i tempi di consegna dei cocci alla sovrintendenza”. Da questo momento passarono, secondo il 69enne, un anno e mezzo senza avere alcuna notizia. A quel punto “ho scritto una mail a Vecchio il 2 novembre scorso per accordarmi sulla consegna dei reperti” ha raccontato di Mauro, conosciuto a Somma come un appassionato della storiografia cittadina, “tanto che lo stesso sovrintendente mi fece chiamare da un suo collaboratore per confermarmi che la mia mail era arrivata al destinatario”. Questo è, secondo Di Mauro, l’ultimo contatto ufficiale con l’Ente. Ente che il 10 novembre si attivava per far si che venissero sequestrati i reperti. Reperti che “si possono trovare tranquillamente sia alla Starza (cuore pulsante dei beni archeologici sommesi, nelle cui prossimità si trova anche la villa archeologica denominata augustea n.d.r.) e sia sulla montagna”. “Io mi sono comportato in modo trasparente” ha affermato Di Mauro, “E tutto ciò che le ho raccontato è stato verbalizzato. Non vorrei” ha concluso il direttore di Fensern “che questo accanimento nei miei confronti e nei confronti di Fensern derivasse dalla nostra volontà di portare a termine la petizione per l’apertura, nel castello d’Alagno attualmente in ristrutturazione, di un Antiquarium che possa accogliere i reperti trovati sul territorio sommese”. Non lo vorremmo neanche noi visto che, tra i promotori della petizione, c’è anche la provincia online. Nell’attesa, è ovvio, che anche le istituzioni cittadine ed il mondo degli appassionati di storia ed archeologia sommese s’interessino a questa vicenda che potrebbe dare un notevole impulso alla valorizzazione del Comune di Somma Vesuviana.

Gaetano Di Matteo

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