venerdì 20 Settembre 2024
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Il clan Russo messo in ginocchio: dopo Salvatore, in manette questa mattina Pasquale il capoclan e Carmine

Nola: E’ stato inferto questa notte alle 2,00 l’ultimo colpo al clan Russo. La camorra dice addio ad una delle cosche dell’agronolano più importanti, se non l’unica, che per anni, troppi anni ha creato la dinastia della malavita, il ceppo dell’illegalità e l’impero della camorra locale organizzata. Aveva ormai le ore contate. Ieri il fratello oggi lui. Poche ore, tante per gli investigatori che cosi hanno chiuso il cerchio e messo una x sulla famiglia Russo. A finire infatti in manette grazie ad un operazione condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli, a coronamento di prolungata attività di indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli e condotta dai militari del Gruppo di Castello di Cisterna unitamente a quelli del Raggruppamento Operativo Speciale (ROS), Pasquale Russo e con lui l’ultimo dei fratelli Carmine, entrambi latitanti. Pasquale Russo 62enne, era il capo storico ed indiscusso dell’omonimo sodalizio, latitante dal 25 maggio del 1993 – inserito da oltre 16 anni nell’elenco dei 10 ricercati più pericolosi a livello nazionale rappresentava la primula rossa dell’organizzazione. Carmine Russo invece, 47enne, latitante dal maggio 2007, a sua volta era inserito nell’elenco dei 100 ricercati più pericolosi a livello nazionale. I latitanti sono stati tratti in arresto in un casolare di Sperone nell’avellinese, armati di pistola.

L’operazione: Il loro rifugio è stato individuato dopo diversi giorni di meticolosi servizi di osservazione controllo e pedinamento, eseguiti dai militari del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna e da quelli della Compagnia Carabinieri di Nola, con l’utilizzazione di mezzi tecnologici avanzatissimi. Proprio questa notte, quando finalmente le attività hanno svelato la probabile presenza di uno dei due ricercati nel casolare, i Carabinieri hanno deciso di intervenire e, scendendo dal cavalcavia dell’autostrada Napoli – Bari, hanno effettuato un’ irruzione lampo che ha reso impossibile ogni fuga. Dopo aver circondato lì’intera abitazione i carabinieri hanno fatto irruzione in casa dove Pasquale in quel momento dormiva. In un lampo si è visto braccato dai volti coperti dei carabinieri, pochi istanti per capire che era finito, per lui nessuna via di fuga. A pochi metri dalla sua camera dormiva il fratello Carmine.

Il complice: Nel corso dell’operazione, i Carabinieri hanno tratto in arresto anche Antonio De Sapio, 53enne, panettiere, incensurato, che li ospitava in un casolare alle spalle della sua abitazione. Nel corso della perquisizione sono state rinvenute e sottoposte a sequestro una pistola Beretta cal. 9×21, con matricola abrasa e due caricatori con relativo munizionamento, un visore notturno, nonché un rilevatore di microspie.

L’identikit: Pasquale Russo, capo indiscusso dell’omonimo sodalizio, già condannato più volte all’ergastolo per più omicidi, associazione di tipo mafioso ed altro, aveva raccolto l’eredità di Carmine Alfieri, anch’egli latitante per molti anni, arrestato a Saviano, sempre dai Carabinieri, l’11 settembre del 1992. Numerose risultanze processuali hanno già provato inequivocabilmente le sue relazioni con i capi dell’organizzazione di Cosa Nostra siciliana dei quali era accreditato referente in Campania. Il fratello minore, Carmine, è invece destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare per associazione di tipo mafioso ed altro. Nel corso della mattinata i Carabinieri hanno dato inoltre esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, a seguito di una attività investigativa effettuata dai Carabinieri della Compagnia di Nola nei confronti di appartenenti allo stesso sodalizio.

Gli altri fermi: Sono stati così tratti in arresto un uomo di 29 anni e un 36enne, entrambi con precedenti di polizia. Gli stessi devono rispondere dei reati di estorsione ed usura, con l’aggravante dell’art. 7 legge 203/91, per aver agevolato le attività dell’organizzazione camorristica capeggiata da Pasquale Russo.

L’elemento chiave: Un indagine ormai che si perpetuava da circa sei mesi, una fitta rete di controlli, appostamenti e intercettazione. E sarebbe stata proprio un intercettazione telefonica a “fregare” il boss Pasquale Russo. In questi lunghi anni i Russo non si sono mai mossi dal loro territorio, avevano forse paura di lasciare ad altri clan della zona di prendere il controllo del territorio e cosi a pochi kilometri l’uno dall’altro riuscivano a controllare l’intera aerea. A causa del tessuto di connivenze che hanno saputo creare nel corso di questi anni l’operazione per gli investigatori si è prolungata più del dovuto: i tre avevano creato un giro di sentinelle che a loro posto osservavano quello che accadeva per poi riferire tutto al capo. Nella casa tutto l’occorrente: il boss non si faceva mancare nulla da un libro sulla camorra di Di Fiore al digitale, e proprio qualche ora sul tavolo un segno che testimonia che Russo qualche ora prima aveva visto la partita del Napoli. Il tutto come una persona normale. Forse perché per lui era normale ormai vivere rinchiuso in , non poter avere una vita normale,uscire di casa e vivere. Il clan Russo, tra i più temibili della provincia di Napoli, rappresentava una vera e propria holding a cui faceva capo una varia gamma di attività illecite. Comprovati anche i collegamenti con il clan Moccia di Afragola, quello Fabbrocino di San Giuseppe Vesuviano, i Cesarano di Pompei nonché con i sodalizi operanti nelle aree di Pomigliano d’Arco, Marigliano, Somma Vesuviana e Sant’Anastasia.

Grande meriti quindi per l’arma dei Carabinieri . Il Comandante della Legione Carabinieri Campania, Generale di Brigata Franco Mottola, si è recato questa mattina presso la caserma Pastrengo, sede del Comando Provinciale Carabinieri di Napoli, per complimentarsi con i militari protagonisti dell’arresto di Pasquale Russo, capo storico ed indiscusso dell’omonimo clan, e del fratello Carmine. Il Generale Mottola ha ringraziato i Carabinieri di Castello di Cisterna per l’importantissimo risultato conseguito. Al riguardo, ha precisato, che si è trattato di una ricerca molto impegnativa, protrattasi per oltre 15 anni, grazie alla quale è stato finalmente assicurato alla Giustizia un vero e proprio “padrino” che aveva costituito nell’area nolana un clan che si caratterizza per la stretta affinità con le famiglie di “cosa nostra”.Un clan, ha evidenziato il Comandante della Legione Campania, connotato da una capacità di intimidazione fortissima, che si esplicitava soprattutto mediante attività estorsive, dirette verso qualsiasi iniziativa economica e da una spiccata capacità “imprenditoriale” nel reinvestimento e riciclaggio dei proventi illeciti, riscontrabile in Campania, nel solo clan dei “casalesi”.Una vittoria dello Stato, che ha il merito di aver sottratto alla soggezione di questi delinquenti la popolazione e gli imprenditori di una zona della Provincia di Napoli dalle grandi tradizioni culturali. A porre la parola fine questo pomeriggio i carabinieri della Compagnia di Nola, agli ordini del capitano Andrea Massari, che alle 17,40 hanno tradotto Pasquale Russo ed il fratello Carmine Russo al carcere di Bellizzi Irpino.

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Giovanna Salvati

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