Sant’Anastasia . Omicidi eccellenti che gettarono nella paura la città di Sant’Anastasia. Ad ogni morto ne corrispondeva un altro, così fu nel caso di Giuseppe Castiello, vittima eccellente della guerra tra i clan Panico e Sarno. Oggi l’attività investigativa dei carabinieri e della Dda di Napoli ha portato a far luce su quel delitto. I militari del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, diretto dal colonnello Fabio Cagnazzo, hanno infatti eseguito tre ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di Ciro Esposito, 37enne di Napoli, Sabato Nappa, 30enne di Cercola ed Antonio Sdino, 29enne di Napoli.
Tutti e tre al momento già detenuti, e consideranti dagli inquirenti elementi di spicco del clan “Sarno” operante nel quartiere Ponticelli di Napoli e in gran parte della provincia. I tre sono ritenuti responsabili dei reati di omicidio premeditato, detenzione illegale di armi e munizioni, associazione per delinquere di stampo camorristico ed altro.
Un delitto, quello di Castiello, nato nel corso della faida che vedeva contrapposti i Panico (detti summesielli e attivi tra Sant’Anastasia e Somma Vesuviana) e i Sarno per il predominio delle attività illecite nei comuni dell’area vesuviana.
Una guerra che doveva concludersi con una strage che grazie al tritolo avrebbe dovuto uccidere in maniera plateale i capoclan Antonio e Francesco Panico, ma che fu sventata proprio dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna e che portò all’operazione “Scacco” e a 70 arresti. Castiello, pregiudicato, fu una vittima eccellente di quella guerra, era il cognato dei fratelli Panico, ed era elemento di spicco dello stesso clan. Fu ucciso il 18 luglio 2006 in via Pomigliano a Sant’Anastasia. Si era fermato con la sua auto sotto al ponte della statale 268 per comprare frutta da un venditore ambulante quando è stato raggiunto e ucciso dai killer in sella ad uno scooter. A quel delitto il clan Panico rispose, secondo quanto sta emergendo dalle indagini, con l’omicidio un mese dopo di Danilo Laloè, ritenuto vicino ai Sarno, appunto.
Era l’11 agosto e Laloé si trovava a piedi in via Palmentola, a Sant’Anastasia, poco distante da via Zefiro dove abitava. Due persone a bordo di un’auto lo avvicinarono e gli esplosero contro almeno sei colpi di pistola, quanti furono i bossoli trovati per terra accanto al corpo. Eventi criminali che insanguinarono la città e su cui si sta facendo luce anche grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia fra questi Carmine Caniello, genero del boss Giuseppe Sarno.
Secondo quanto appurato dai magistrati Ciro Esposito e lo stesso Caniello furono i mandanti dell’omicidio di Castiello. Sdino, invece, sarebbe stato presente al momento della riconsegna delle armi, mentre Nappa era alla guida dello scooter che servì all’agguato mortale. A sparare, invece, fu Giovanni Gitano, che fu ucciso a sua volta. Il suo cadavere fu ritrovato all’interno di un’auto in un alveo ai confini tra Somma Vesuviana e Sant’Anastasia il 6 marzo del 2007, alla base di quel delitto ci sarebbe stato proprio l’omicidio Castiello di cui Gitano si vantava. Una guerra criminale di cui ora stanno emergendo tutti gli aspetti ancora oscuri.
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