giovedì 19 Settembre 2024
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Somma Vesuviana, si è conclusa tra luci ed ombre la XIX edizione del Palio

Grande come al solito l’impegno per la realizzazione dell’evento. Scarsina la presenza del pubblico. Di chi è la colpa?

Somma Vesuviana. Si è conclusa, con il trionfo del rione Casamale ai giochi medievali, la XIX edizione del “Palio” di Somma Vesuviana intitolato “Tutti in gioco”. Del bilancio finale, il quale è sembrato in chiaroscuro, dovremmo guardarci bene dall’osservarne due aspetti. Il primo: il gigantesco impegno, la passione e la puntualità degli organizzatori. L’associazione “Giovani per un mondo unito” e il “Comitato del Palio”, riescono a mettere in campo ogni anno un entusiasmo ed una mole di lavoro che, con tutta probabilità, è pari solo a quella della Festa delle Lucerne del Casamale. Con una sostanziale differenza. Quest’ultima che coinvolge un intero quartiere, ha però altre dinamiche socio culturali ed è riproposta sul territorio ogni quattro anni, mentre il “Palio” ha una cadenza annuale. Impegno e complimenti agli organizzatori vanno oltretutto amplificati alla luce del fatto che oramai il “Palio” è l’unico appuntamento settembrino sommese (sulla mancata organizzazione della Festa di S.Gennaro e di quella dello stoccafisso, a dispetto di promesse da marinai fatte a destra e a manca, ci soffermeremo in un altro momento). Detto ciò bisogna però porre l’accento sull’altro aspetto che a mio avviso, in modo del tutto opinabile ci mancherebbe, è emerso dalla festa. La scarsa partecipazione di pubblico. Detto in questo modo sembrerebbe che piazza Vittorio Emanuele III sia stata per tre sere deserta o quantomeno abbia visto calcare il suo suolo da uno sparuto gruppo di appassionati o tifosi dell’evento in costume. Non è proprio così ovviamente, la gente vi ha partecipato eccome, ma in modo frammentato e poco organico. Esempio: se volessimo guardare il bicchiere mezzo vuoto dovremmo fare un piccolissimo e semplice calcolo. Somma Vesuviana conta circa 36mila abitanti. Se fossero scesi in piazza, diciamo il 5 per cento di essi, sarebbero state registrate circa 1800 presenze. Naturalmente questo numero non è stato raggiunto neanche nel picco massimo, diciamo dalle 19 alle 22 della domenica, dei Giochi. Quali possono essere le cause di questa emorragia di pubblico (rispetto anche alle passate edizioni)? La pioggia certo, ma anche prima di essa non c’era ne il tutto esaurito, ne tantomeno il sovraffollamento. Il posticipo del campionato di serie A che ha visto protagonista il Napoli naufragare miseramente a Genova? Neanche questo. Non mettiamo in mezzo poi la paura del contagio per l’influenza H. E allora? Ne abbiamo parlato con il presidente del Comitato del “Palio” Giuseppe Auriemma. “Si è vero”ha sottolineato Auriemma “la presenza di pubblico sommese (soprattutto giovanile n.d.r.) è stato al di sotto delle aspettative, ma bisogna considerare anche la pioggia ed altri appuntamenti nei paesi limitrofi”. Sulla formula che forse andrebbe rivista il presidente ci ha subito precisato. “La formula sta cambiando, ma non è semplice farlo in una volta sola. Quest’anno” ha proseguito il medico “abbiamo proposto un “palinsesto ludico” il venerdì, la rievocazione storica il sabato e i giochi la domenica. Inoltre” ha concluso Auriemma “stiamo lavorando già al ventennale del “Palio” che mi auguro possa essere iscritto alla Federazione Italiana Giochi Storici in modo da fare diventare questo appuntamento patrimonio culturale dell’umanità”. Inappuntabile il ruolo delle Istituzioni (“Ci hanno dato una grossa mano sia economica che organizzativa”) e dei “Cento giovani volontari che ci lavorano senza i quali questa manifestazione non vedrebbe luce”. Siccome però il “Palio” non è l’unico appuntamento, di un certo spessore culturale aggiungeremo, disertato dal pubblico delle grandi occasioni (basta andare a qualche incontro degli storici locali o a qualche convegno per farsene un’ idea) ascoltiamo anche Alessandro Masulli,attivamente impegnato nel frammentato comparto culturale cittadino. “Il Palio non è radicato come altre tradizioni nel Dna del nostro paese (l’esempio è la processione del Venerdì Santo n.d.r.). Inoltre questo evento ha un valore culturale elevato che riesce a captare solo una fascia di persone”. Sarà, ma una cittadina come Somma quasi non potrebbe permettersi quella che lo stesso Auriemma definisce “Una deficienza di socialità”. A maggior ragione se ad esserne colpiti siamo noi giovani. Per tradizione, per bellezza dei luoghi e per sacrificio, e i “Giovani per un mondo unito” lo dimostrano, di quanti si sforzano di migliorare la comunità sommese

Gaetano Di Matteo

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