Pomigliano d’Arco. Rabbia e preoccupazione è lo spirito con cui affronteranno la Pasqua gli operai della Fiat di Pomigliano d’Arco, una rabbia che cresce ogni giorno e non soltanto in Italia, una rabbia che si espande ad onda d’urto e porta a riflessioni serie sia sulle spaccature interne ai sindacati che alla noncuranza che soffrono i lavoratori pomiglianesi. “Se l’azienda non cambia è giusta la rabbia dei lavoratori”, così ha commentato il segretario nazionale della Fiom Giorgio Cremaschi, il sequestro, temporaneo, di tre dirigenti del Lingotto a Bruxelles. “La gente sta male dappertutto per la crisi”, ha detto Cremaschi, “E’ un fatto giusto e sacrosanto che i lavoratori Fiat si arrabbino se l’azienda non cambia. Ci sono segnali di rilancio, ma solo per il gruppo e gli azionisti, non per i dipendenti c’è ancora tanta cassa integrazione e lo stabilimento di Pomigliano è ancora fermo”. Un gesto estremo, certo, ma che non passa inosservato. Un post con il link all’articolo che raccontava l’episodio è stato postato anche sulla bacheca del gruppo nato su Facebook per discutere e aggiornarsi della crisi dello stabilimento “Gian Battista Vico”. Ma quanto accaduto in Belgio fa riflettere anche a Pomigliano. “Cremaschi dice bene”, commenta Gerardo Giannone, Rsu Fiat, “ma ho alcune domande per lui, e non soltanto, perchè siamo arrivati a questa rabbia? Chi intercetta questa rabbia? La divisione sindacale nella gestione della lotta aiuta oppure no la classe operaia? Questo mi chiedo e pongo le stesse domande anche a Giorgio Cremaschi e a tutti i leader sindacali. Ma non soltanto, le spaccature ci sono anche nel mondo della politica. In modo particolare mi riferisco ai partiti comunisti che finora non hanno, e non stanno aiutando, i lavoratori. Stanno preparando le liste per le prossime competizioni elettorali inserendo ‘trombati’ oppure persone che fanno parte dell’apparato dirigente. La classe operaia ha bisogno di un totale rinnovamento sia in uomini che in idee, oggi il tutto e molto variegato e viene sentito dalla maggioranza dei lavoratori in modo soggettivo. Noi giovani sindacalisti o politici dobbiamo saper interpretare il momento storico e dobbiamo ridare fiducia ad una società che esprime pensiero di una scontentezza sconcertante”. E la situazione drammatica in cui vivono è stata rivissuta venerdì sera in una toccante processione dove i protagonisti sono stati proprio gli operai che in questo momento stanno vivendo la crisi della cassa integrazione. Una crisi che non si sente fin quando non si ascoltano le parole di chi sta vivendo sulla propria pelle le difficoltà di uno stipendio ridotto all’osso. Erano in tanti, accompagnati dalle loro famiglie, indossavano la tuta dell’azienda e hanno portato a spalla la croce simbolo del Cristo morto. Ad ogni tappa della via Crucis (organizzata dal parroco di San Felice in Pincis, don Peppino Gambardella) ognuno di loro ha letto, non senza la commozione dei presenti, donne giovani che raccontano come sia difficile andare avanti con pochi soldi, padri di famiglia che spiegano quando sia duro dover negare un giocattolo ad un figlio. Eppure un’occasione di unione come quella ha fornito uno spunto per nuove riflessioni, legate sempre alle divisioni sindacali che non portano a niente di costruttivo. “Vorrei far capire quanto sia grave la dispersione di forze e di uomini”, aggiunge Giannone, “l’altra sera fuori la chiesa ci ha avvicinato una giornalista di ‘Anno Zero’ ci ha chiesto di un operaio esponente della Fiom, questo purtroppo avviene sistematicamente. Troppi giornalisti chiedono commenti o pareri soltanto agli Rsu della Fiom, questo certo non dispiace, ma ci vengono dei dubbi a me e quelli che come me sono iscritti ad altri sindacati, siamo forse operai di serie B? Contiamo di meno? Credo che la competizione in questi momenti in cui dovremmo essere tutti uniti non giova, anzi finisce per spaccare ancora di più. Quindi, a Cremaschi, a Ferrero (Paolo, segretario nazionale del Prc ndr) e Oliviero Diliberto (segretario nazionale del Pdci, ndr) si unisce inglobando tutti, non selezionando per appartenenza”.
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