giovedì 19 Settembre 2024
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Riparte Summana tra (molte) luci e (qualche) ombra

Somma Vesuviana. Summana, la rivista di studi e ricerche sul patrimonio etnico, storico e civile di Somma Vesuviana, sarà di nuovo pubblicata. La presentazione del 68esimo numero della rivista, fondata nel 1984 dal prof. Raffaele D’Avino, si terrà questa sera alle 18,30 presso la sala del Cenacolo del Convento di Santa Maria del Pozzo. Quella di Summana è la storia di un istituzione cittadina interrottasi circa due anni fa, poco dopo la pubblicazione del numero 67 della rivista, con la scomparsa di Raffaele D’Avino. Un istituzione che ha contribuito, e non poco, a far luce sui molti tesori artistico-archeologici di Somma Vesuviana. Ed è proprio dal figlio del suo fondatore Luca che riparte la storia della rivista. Sarà infatti lui ad occuparsi della direzione in collaborazione con una serie di quotati storici del posto come Angelo Di Mauro, Gennaro Mirolla, Alessandro Masulli e Domenico Russo che collaboreranno alla sua realizzazione. Ma la “rinascita” della Summana fa il pari con una nuova presa di coscienza del valore del patrimonio storico culturale presente a Somma a tutti i livelli, sia associativi che individuali. Ed è probabilmente in quest’ ottica che si leva dal coro la voce di Emanuele Coppola, quarantenne professore e direttore culturale proprio del convento di S.Maria del Pozzo. Egli infatti fa appello in una lettera “Alla generosità della famiglia D’Avino affinché doni alla chiesa francescana di Santa Maria del Pozzo le maioliche che il prof. Raffaele ha gelosamente custodito evitando che queste ultime venissero trafugate proprio come le altre”. Le maioliche in questione sono i resti di un pavimento di “rajoletes pintades” attribuito al famoso artista spagnolo Joan Almursì e commissionato direttamente da Alfonso I D’Aragona che conquistò Somma Vesuviana sette anni prima di Napoli. Insomma “Una vera e propria pagina di storia, la nostra storia, la storia di Somma. Anche se si dimostrasse che le armi riportate non sono quelle di Alfonso I, ma di suo Figlio Ferrante I, rimarrebbe pur certo il dato che il pavimento fu posto in epoca aragonese. Solo poche divelte sono scampate all’incuria e al saccheggio, trovando collocazione in un riquadro all’interno dell’attuale ufficio conventuale e parrocchiale”. E dunque ” È desiderio di chi scrive- recita la missiva- riuscire a ricomporre questo antico e prestigioso pavimento dagli inconfondibili segni catalano-arabo, per poter meglio coglierne nell’insieme il significato storico, artistico e simbolico.
In conclusione “Se così fosse( e cioè se le maioliche venissero riportate nel suo luogo legittimo) il nobile gesto dei D’Avino sancirebbe la loro devozione al bene comune, offerto ed accolto proprio in memoria di un’eccellenza del nostro territorio per rinvigorirne il ricordo, la stima e l’affetto”.Ma l’appello del prof. Coppola non riguarda di certo solo le maioliche. C’è da ritrovare, come lui stesso ha fatto notare in diversi interventi pubblici, un manoscritto del XVI secolo, intatto e dal valore inestimabile, scomparso qualche anno fa e il bassorilievo raffigurante delle armi aragonesi, posto presso un’abitazione in via Starza della Regina, sparito misteriosamente durante i lavori di restauro della struttura abitativa. Per non parlare di quello che è scomparso all’interno del castello D’Alagno in occasione dei lavori, ancora in corso, di restauro. Il tutto nel più totale disinteresse civico-istituzionale e politico.

Gaetano Di Matteo

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