Somma Vesuviana. E’ il giallo di fine estate a Somma Vesuviana: la “scomparsa” dell’antico manoscritto del XVI secolo che era custodito nell’archivio storico comunale. A riportare l’attenzione su quanto è accaduto è stato l’attuale direttore dei beni culturali del monastero francescano di S.M. del Pozzo,prof. Emanuele Coppola, il quale, in collaborazione con il responsabile dell’attuale archivio storico “Giorgio Cocozza” e prendendo come riferimento gli studi effettuati e pubblicati dalla dott.ssa Pasanisi, sulla rivista Summana n°25 del 1992, ha rilevato la mancanza di uno dei manoscritti dal corpus libraio. Ed è proprio all’archivista responsabile, Alessandro Masulli, che chiediamo informazioni utili a capire da dove e come sia potuto sparire un codice di tale importanza il quale, ricordiamolo, è un capitolario del XVI secolo riccamente decorato in scrittura gotica (testualis) ed adoperato dai francescani come libro di preghiera nell’ufficio divino.
“Purtroppo- esordisce l’archivista- si ripropone come al solito il problema della tutela dei beni culturali. Asperità atavica che affligge posti come Somma Vesuviana, ricchi di immensi patrimoni artistici, ma abbandonati al loro destino o alla volontà di pochi appassionati”. Ed è lo stesso Masulli ad assumere un tratto amareggiato nel momento in cui ricostruisce la storia del manoscritto. “E’ un testo magnifico- esclama con gli occhi fissi sulla foto dell’antico codice- l’unico dei cinque che ci sia arrivato intatto e non danneggiato dall’intercorrere del tempo e dalla cattiva conservazione. Si figuri- ci dice sconfortato- che la coperta esterna in legno era interamente completa e vi si potevano notare anche gli originali elementi metallici che l’adornavano”.
Certo questa storia ha i toni del giallo, ma quando si comincia a scavare emergono le lacune del sistema di conservazione dei documenti e dei testi antichi. “Ho molti dubbi su questa vicenda. Il testo in questione, fino al 2005, era collocato nel vecchio archivio storico tranne che per una pausa nel 1998, quando due dei cinque furono esposti alla presentazione del libro “I Magnifici” dello storico locale Angelo Di Mauro”. Non lancia accuse, ne sospetta di alcuno, ma ha voglia di capire “Chi è che ha curato fino al 2005- data di nascita dell’attuale archivio intitolato a “Giorgio Cocozza” di cui lo stesso Masulli è responsabile su delibera dell’allora amministrazione D’Avino- l’archivio? Chi è il dirigente che rilasciava i permessi per le consultazioni? Da qui si può cominciare a tracciare il percorso per il ritrovamento”.
Intanto il mistero resta. Di certo c’è che questo appassionante caso sarà probabilmente l’ultimo nella cittadina sommese, almeno per i testi antichi, visto che il meticoloso lavoro svolto dallo stesso Masulli, in la collaborazione della dott.ssa Auriemma, di digitalizzazione ed inventariazione dei manoscritti, ha permesso di avere un quadro chiaro, trasparente e definito di opere vittime troppo spesso di forme di sciacallaggio da parte di chi, pur se appassionato, dimentica che la memoria è il patrimonio condiviso da tutti.
Gaetano Di Matteo
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