Accantonate le ipotesi sull’evoluzione di lungo periodo dei consumi e dei risparmi americani, l’attenzione dell’ottava appena trascorsa si è concentrata sull’andamento del dollaro e sul prezzo del petrolio. La debolezza della valuta USA viene vista come una esortazione a un più deciso “ravvedimento” della politica della BCE, ancora troppo restrittiva sui tassi; in un modo o nell’altro, l’effetto subprime potrebbe travalicare anche nel Vecchio Continente il solo comparto finanziario e si iniziano a percepire alcuni segnali in questo senso nell’immobiliare europeo. In attesa della possibile evoluzione di questa congerie di fattori, l’abbondante sfondamento degli 80 dollari a barile per il WTE americano non ha portato al momento effetti sul sistema. D’altronde il lasso di tempo perché questo avvenga è variabile. Quello che invece si sta considerando sempre più seriamente è l’inflazione dove non dovrebbe esserci, ovvero in Cina: il sistema rischia – anche se non nell’immediato – di perdere parte di quel serbatoio deflazionistico che tanto ha fatto finora nello sviluppo del ciclo.
Mercato Azionario
Si è vissuti sostanzialmente sulla scia del rimbalzo visto nella scorsa settimana, con un piccolo spike dovuto all’accordo raggiunto tra GM e i sindacati USA sul nuovo contratto di lavoro. In certi mercati sembra che nulla di quanto visto nell’ultimo mese sia successo: il DAX, ad esempio, viaggia nuovamente verso i massimi.
Più di un operatore, tuttavia, esprime la sensazione che il tutto non sia foriero di movimenti particolarmente salutari nell’immediato futuro. Ci stiamo muovendo sull’incertezza
del ciclo, di cui abbiamo ampliamente parlato, e su un andamento fortemente dettato dalle vicissitudini finanziarie dei principali istituti di credito. Tolti i difensivi, il resto appare piuttosto contraddittorio; attenzione, dunque.
Mercato Obbligazionario
Ci troviamo praticamente nella stessa situazione dell’ottava appena trascorsa. Tassi in leggero rialzo, tassi interbancari sempre in tensione e
spread dei titoli corporate sempre larghi anche se in miglioramento. Il future sul bund decennale a inizio settimana ha tentato un rimbalzo che però si è presto rivelato vano
attestandosi in questo momento poco sopra quota 112. La vera novità è venuta dal mercato primario corporate, dove le nuove emissioni sono andate letteralmente a ruba
visti gli spread a dir poco “generosi” offerti.
Felice Romano
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