SOMMA VESUVIANA – E’ bastata una parola “svogliati” a far scoppiare la bolla d’insoddisfazione dei dipendenti dell’ufficio Anagrafe. A definirli così è stato il sindaco Ferdinando Allocca che, ad un quotidiano, ha spiegato con mancanza di volontà il fatto che alcuni cittadini avevano dovuto attendere un giorno per avere la propria carta d’identità. Ragione del contendere un timbro che si era rotto ieri e che ha costretto i dipendenti a non poter compilare il documento richiesto. Le accuse del primo cittadino, però, non sono andate giù ai 4 impiegati comunali che gli hanno scritto una lettera aperta che pubblichiamo per esteso in allegato. “Il sindaco ci deve le sue scuse”, affermano i dipendenti, “Il capo dell’Amministrazione avrebbe prima dovuto rendersi conto di quale fosse stato il problema per cui abbiamo dovuto dire di no a dei cittadini e poi esprimersi a riguardo. Gli utenti non si sono mai lamentati del nostro modo di lavorare, purtroppo non siamo messi in condizione di svolgere le nostre funzioni al meglio, ci mancano i mezzi. Ieri si è rotto il timbro che ci serviva per le carte d’identità eppure era un anno che stavamo dicendo che si era danneggiato e andava sostituito, mentre abbiamo provveduto a farlo rifare sono trascorse un paio d’ore in cui siamo stati costretti a rimandare a casa i cittadini a mani vuote. Noi vorremmo che i nostri superiori ci apprezzassero per il nostro lavoro, ma questo non accade”. Quello che i dipendenti dell’Anagrafe segnalano è anche una disparità di trattamento con altri uffici. “In altri settori del Comune ci sono attrezzature all’avanguardia”, continuano, “noi non abbiamo una stampante, i computer sono pochi e obsoleti, dobbiamo accenderli mezz’ora prima per farli ‘riscaldare’. Siamo appena quattro impiegati, eravamo in cinque ma poi uno si è voluto trasferire e politicamente è stato subito accontentato, senza valutare che questo ci avrebbe creato delle difficoltà di gestione. Il nostro ufficio è, nonostante tutto, all’avanguardia, vogliamo il rispetto del nostro lavoro non abbiamo mai chiesto soldi in più, vogliamo solo ciò che ci spetta e prima di tutto le scuse del sindaco per il termine con cui ci ha apostrofati”.
Ferdinando Allocca però non ha alcune intenzione di fare passi indietro rispetto a quanto aveva già detto. “Se si è arrivati ad un disservizio tale da far ritornare indietro alcuni utenti”, spiega il primo cittadino, “questo si deve addebitare alla negligenza degli impiegati o del responsabile del servizio che non ha provveduto in tempo a sopperire alle richieste. Sono svogliati, mio fratello compreso (Emanuele Allocca è uno dei dipendenti dell’Ufficio Anagrafe, ndr)”.
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