venerdì 20 Settembre 2024
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Fornaro (Uici): “Ecco com’è per un non vedente passeggiare a Sant’Anastasia”

Sant’Anastasia. Da Giuseppe Fornaro, Consigliere nazionale Uici e presidente Centro Cives riceviamo una segnalazione che di seguito pubblichiamo.

Insieme a tanti che si sono concessi la gitarella fuori porta nel giorno di Pasquetta, anch’io ho voluto celebrare questa festa con una passeggiata fuori porta di casa mia, me lo permetto con un certo senso di soddisfazione e un po’ di consapevolezza che la zona del mio Paese piu’ gettonata e’ Madonna dell’Arco dove certamente tutto il Paese non si sara’ fatta scappare una bella visita tra bancarelle e attrazioni varie vicine al Santuario lasciandomi in questo modo una possibilita’ di passeggiata meno caotica.
Poter camminare a piedi e’ per certi versi un dono che sottovalutiamo quotidianamente ,alla pari del poter vedere, ma questo lo dico da sempre.
Esco da casa mia e svolto a sinistra, sento gli odori della primavera, odore di erba alta e fiori freschi, sento le voci familiari che mi salutano, qualche persona cara che si ferma a salutarmi con propositi per il futuro, che bella abitudine passeggiare e incontrare le persone. Altri passi che si avvicinano e la voce di mia moglie che saluta tutti con un buongiorno, qualche timida risposta o anche niente, ma lei saluta tutti, anche gli sconosciuti, e’ una abitudine che non ha mai voluto perdere e che spesso non le fa guadagnare neanche un cenno risposta, pare che lei sia poco social, nonostante gli sforzi, mi viene un po’ da ridere. E’ cosi’ cambiato il significato della socialita’, che non so mai se e’ rimasta un passo indietro o come al solito e’ sempre troppo avanti.
Ci incamminiamo per via M.Romero e con tristezza incontriamo un albero grandissimo le cui radici stanno sollevando il marciapiedi, lo perdono per avermi impedito il passaggio, poi quasi mi scuso con lui per averlo considerato un ostacolo, scendo dal marciapiedi e lo continuo la passeggiata sperando vivamente che la soluzione al problema non si risolvera’ come al solito, penalizzando l’albero pur di non penalizzare i costi di manutenzione.
Proseguiamo fino in fondo alla strada, poi sulla sinistra, un cordone di acciaio mi fa lo sgambetto , di questi tempi non me lo posso permettere lo sgambetto, al massimo un palo dritto in faccia, ma lo sgambetto proprio no, rialzarmi potrebbe costare un mal di schiena alla mia guida; qualche imprecazione quasi mi scappa, ma la trattengo vista la Santita’ della giornata, poi scopro con certezza che il padreterno non centra niente in questa storia e che l’ostacolo parte da un palo della luce:- ok- mi ripeto,- volevi l’arrampicata di Pasquetta? e ora ce l’hai- quindi continuo attrezzandomi alla meglio, mi sento un po’ Indiana Jones non facendomi mancare nemmeno sterpaglia e rovi in faccia, ma insomma, fa parte del gioco e oggi ci puo’ stare.
Incontro quindi il maciapiedi , una simpatica beffa o un gioco a premi per disabili….vince un viaggio al Cardarelli chi acchiappa piu’ pali in faccia, ma tranquilli, e’ facile individuarli, ne sono tanti e proprio in mezzo al marciapiedi.
Se non vuoi giocare ad “acchiappapali” o non ti alletta un granche’ il premio, ok, hai dall’altro lato un largo e comodo marciapiedi.
Decidiamo per l’attraversamento e ci riusciamo pure senza troppe tribolazioni, c’e’ sempre qualcuno in transito con l’auto, sensibile ai portatori di stampella che si ferma per far attraversare .
Il guado e’ compiuto ma la nostra avventura non finisce qui e, come indiana jones che affrontava la giungla selvaggia, io combatto contro le soste, selvagge, mentre la mia guida avvista una panchina che raggiunta si rivela un approdo impossibile e pericoloso; mi sento sempre di piu’ un avventuriero stremato alla scoperta di luoghi impervi ma non posso desistere dal continuare la mia avventura ormai iniziata da via Capodivilla fino a via Somma.
Mi conforta il pensiero di jessica Watson , velista australiana sopravvissuta all’impatto con onde alte ventine di metri durante il giro del mondo ,- che sara’ mai- mi ripeto,- un giro dell’isolato a Sant’Anastasia a piedi-. Eppure credo di aver capito l’ansia e la fatica di quella straordinaria bambina .Immerso nei pensieri piu’ grandi di me finalmente un’oasi, mi raccontano di strisce pedonali e di un bar dalle fattezze conosciute, vi entriamo, e una voce familiare mi saluta con calore: “we Pe!” Accogliente come sempre , Vincenzo mi mette a disposizione sedie, tavolo e cortesia e io mi sento rinfrancato da tutto cio’ che sento in tutti i modi che posso: naso, gola ,orecchie e cuore sono gia’ un team strepitoso!
Odori, voci, calore del sole e un buon caffe’, mi riposo e mi rilasso per un po’ quindi proseguo per via Porzio dove la mia battaglia nella giungla selvaggia continua fino allo svincolo di via Capodivilla mentre sento che ormai sto per soccombere e sto quasi per chiamare il 911 , quello americano, tanto il 118 non saprebbe come raggiungermi a meno che non siano attrezzati con uno scooter. Prendo lo svincolo a sinistra, siamo in un senso unico e quindi devo preoccuparmi solo dei rumori che sento alle mie spalle; vana illusione, non e’ cosi’, quel senso unico e’ come una promessa futura o un passato da dimenticare, sono io, semplicemente l’unico, che mi ostino al rispetto delle regole e pur vivendo 20 metri dal termine del senso unico faccio il giro del paese per rispettare la regola, cosa buona e giusta direte, un po’ meno forse se scopro di essere rimasto l’unico a non sapere che e’ stata ripristinato il doppio senso di marcia e comincio a pensarlo seriamente, ma la mia guida mi rassicura sul mio logorante sospetto raccontandomi di altre zone impervie del Paese che pure sono prive di controlli e segnaletica opportuna.
Siamo quasi alla fine del viaggio,stanchi (mentalmente) e un po’ nervosi. Nelle strade strette gli automobilisti sui due sensi di marcia, si scambiano gli auguri o litigano per la precedenza, e nel mentre io aspetto di capire come fare per raggiungere la meta incolume. Certe volte, desideri la tua casa per allontanarti da apparenze e indifferenza… e in quelle volte, pur vicinissima la pace, ti sembra cosi’ lontana.
Alla fine ci siamo, un piccolo varco si apre a trasformare la giungla nel passaggio del Mar Rosso e finalmente la terra promessa, la mia casa, che nonostante tutto e’ in un Paese che ho sempre amato e che avrebbe solo bisogno di giuste guide, nuova cultura e sensibilita’al sociale; sembra tanto ma anche no, perche’ dove vive bene una persona cieca vivono meglio tutti e nessuno dovrebbe accontentarsi di cosi’ poco per vivere la sua citta’.
Buona Pasquetta a tutte le avventure fuori Porta e un abbraccio particolare a quelli del “fuori porta di casa propria” con l’augurio di aver potuto completare il loro giro dell’isolato in maggiore sicurezza e accessibilita’ di quanto abbia potuto fare io.

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