Castello di Cisterna. C’è un po’ della storia del Comando carabinieri di Castello di Cisterna nell’arresto del superlatitante della mafia Matteo Messina Denaro. Il generale di divisione Pasquale Angelosanto, comandante dei Ros che ieri, per primo, ha dato l’annuncio dell’arresto è volto noto tra i militari dell’Arma di Castello di Cisterna.
Il suo nome è associato ad un altro grande risultato ottenuto dai carabinieri: la cattura di Carmine Alfieri, ‘o ntufato “, considerato uno dei boss camorristici più influenti e potenti di quella che era la Nuova Famiglia vicina a Cosa Nostra e che si contrapponeva alla NCO di
Raffaele Cutolo. Angelosanto fu tra gli autori di quell’arresto quando guidava il Nucleo operativo del Gruppo Napoli II. Il boss, che era latitante da 9 anni, fu trovato l’11 settembre 1992 nascosto in una botola occultata sotto il letto, in un villino a Saviano (località Aliperti) non oppose resistenza, si congratulò coi militari. Nel rifugio gli investigatori trovarono libri di Goethe e di Dante, dischi con musica di Bach e Vivaldi e icone russe.
Angelosanto da allora ha continuato una brillante carriera, è considerato uno dei migliori investigatori italiani e nel 2017 è diventato comandante del Ros (Raggruppamento operativo speciale) reparto le cui origini risalgono al Nucleo speciale di polizia giudiziaria, il cosiddetto Nucleo “Scintilla”, creato nel maggio del 1974 dal generale Carlo Alberto dalla Chiesa (ucciso dalla mafia a Palermo nel 1982) per contrastare il terrorismo durante gli anni di piombo. “Ai miei carabinieri ricordo sempre gli insegnamenti del generale”, ha commentato Angelosanto, “non fermarsi all’episodio, analizzare il contesto, ragionare e muoversi come l’avversario. Non accontentarsi dopo il primo colpo, ma continuare e smantellare tutto gruppo criminale”.
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