“L’inciampo delle donne”. Lo ha voluto definire così l’europarlamentare Ecr *Chiara Gemma* guardando a questa giornata come ad un’occasione per riflettere, prendendo le distanze dagli stereotipi e decidendo di stare dalla parte delle donne ai margini. E perché le sue non fossero solo parole, si è recata in visita al carcere di Santa Maria Capua Vetere accompagnata dalla direttrice Donatella Rotundo e si è seduta in mezzo a loro. Una scelta di campo rispetto alle affermazioni che si leggono “solo in questa ricorrenza, mentre sarebbe opportuno sostenere ogni giorno la differenza di genere che pone i due sessi sullo stesso piano ontologico”. Tanto afferma l’eurodeputata che crede fermamente “nel bisogno di rivendicare diritti, opportunità, scelte, che la società civile, ancora non riesce ad accettare e rispettare”. Per lei l’inciampo è “parte della vita”. “Avete mai visto una donna cadere e non rialzarsi? – ha proseguito – A queste donne madri, mogli, lavoratrici, figlie, che la vita, la dura vita, ha fatto inciampare ho voluto attestare la mia vicinanza certa che potranno rialzarsi grazie anche al loro spirito di guerriere”.
Il racconto di questa giornata diversa prosegue soffermandosi sui dettagli. “Negli sguardi che ho incrociato ho colto dolori, tristezze ma anche tanta speranza e tanto coraggio. La speranza di chi si affida e il coraggio di chi lotta per una seconda opportunità”. L’eurodeputata ha voluto ascoltare le loro storie, rimanendo colpita “dal desidero di riscatto, una felicità velata che attende e sa attendere il giusto momento. Alcune detenute non hanno proferito parola, ma quel silenzio di attesa e speranza è stato più eloquente che mai”. “Certamente – sostiene Chiara Gemma – avrei potuto scrivere un saggio sulla giornata internazionale della donna, ma oggi ho assecondato un mio bisogno interiore di essere lì dove è più difficile, scomodo. Molta strada indubbiamente è stata compiuta, ma molta ancora deve essere percorsa per equiparare i diritti delle donne a quelli degli uomini. Riprendo il pensiero della filosofa Luce Irigaray che non si accontenta di uno spazio di reciprocità all’interno di un mondo che utilizza un linguaggio esclusivamente maschile, ma ne propone uno nuovo per le donne. Occorre – sottolineava la filosofa – anche coltivare e sviluppare identità e soggettività al femminile, senza rinunciare a se stesse. I valori di cui le donne sono portatrici non sono sufficientemente riconosciuti e apprezzati, anche dalle stesse donne. Però sono valori di cui il mondo oggi ha urgente bisogno, che si tratti di una maggiore cura della natura o di una capacità di entrare in relazione con l’altro. È questa la via maestra da percorrere con la fiducia e la pazienza delle detenute”, ha concluso l’europarlamentare dei Conservatori e Riformisti Chiara Gemma.
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