di Roberto Sdino
Una tappa fondamentale dei pellegrinaggi cristiani, Dopo Gerusalemme e Roma è certamente Santiago de Compostela.
Quanti cercatori, di Dio, si sono accostati al cammino verso la tomba dell’Apostolo S.Giacomo, illustri: S.Francesco d’Assisi, diversi Papi, Ferdinando II, Alfonso d’Aragona… Ma anche gente comune e meno conosciuta, e vabbè, tra i meno conosciuti adesso posso annoverare anche io, si, caro lettore, finalmente ho potuto coronare un sogno lungo 17/20 anni!
Ero poco meno che ventenne, che desideravo fare il cammino, si il cammino, perché questo pellegrinaggio, ha la particolarità di esser fatto camminando, come atto penitenziale, atto di affidamento, atto alla ricerca di Dio e di se stessi.
Beh, in effetti, tutti i pellegrinaggi dovrebbero esser fatti a piedi, ma con il tempo, talvolta le modalità si cambiano.
Sarebbero quasi 800 km a piedi, per farlo completo, ma per esser valido, bisogna almeno compiere almeno 100 km dalla meta, ovvero, come detto sopra al corpo dell’apostolo Giacomo.
Io un per ragioni personali ho deciso di compiere quello essenziale, l’ultima tratta, da Sarria a alla meta. Che sono più di 118 km se non 126, ancora sto litigando con quanti hanno calcolato con me il chilometraggio (scherzo).
Si, ho deciso di partire, programmando 5 tappe, per poi poter arrivare la domenica della mia partenza nella cattedrale.
1. giorno. Per poter risparmiare qualcosina sul viaggio ho preso un aereo, Napoli – Barcellona/Barcellona -Madrid, da Madrid -Chanmartin trenino notturno che mi porta verso Sarria, La cosa simpatica è che un viaggio di 4 ore, visto che il treno era in notturna, è durato quasi 7 ore, perché la politica del lavoro in Spagna è totalmente differente dalla nostra, e quindi i treni in notturna se la prendono con calma e arrivano dopo un paio d’ore in più al corrispettivo viaggio fatto di giorno. E nell’attraversare questa porzione di terra Spagnola ecco che arrivo direttamente alla meta di partenza al secondo giorno.
2. Giorno. Arrivo a Sarria, con me a Madrid c’erano già diversi pellegrini, ma un pò la stanchezza, un pò l’agitazione del viaggio un po i posti differenti nel vagone non ci hanno permesso di socializzare, cosa che arriverà “fortuitamente” all’uscita dal treno. Svegliati per puro caso dal mio essere frammassone due pellegrine fermano il treno che stava continuando il loro percorso, poverine, si erano addormentate, ma accortasi della mia mancanza e del mio caos on treno, scendono e fermano il capotreno nel ripartire con loro dentro, prendono i loro bagagli e da li facciamo conoscenza e si va a fare la credenziale insieme nel primo bar disponibile, La credenziale non è altro un documento che ti rilasciano gli “addetti al cammino” per poter documentare, se veramente hai compiuto la tratta del tuo peregrinare, ad ogni tappa, viene posto un sello, ovvero un timbro, a Sarria è possibile farlo ovunque, in quanto partenza per gli ultimi 100 km, attenzione, chi parte da Sarria, deve porre due timbri, che testimonino la tua permanenza nelle tappe che distano dalla meta. La prima tappa è stata di 23 km, e ci ha portati fino a Portomarin. Tempo uggioso, ma muniti di bastoni ci apprestiamo a camminare verso paesaggi e boschi bellissimi. Nonostante il viaggio in notturna in treno, la prima tappa del cammino va e passa quasi tutti di un fiato, le due ragazze spagnole, erano in pellegriturismo, una sorta di pellegrinaggio turistico. Ma nonostante tutto hanno forza e resistenza tale da tenermi testa nel camminare. Arrivati a Portomarin, troviamo alloggio, come del resto in tutte le tappe che faremo negli “albergue” comunali, con un prezzo per un letto in un camerone e doccia calda a soli 6 euro, Cena in un ristorantino tipico, e nelle tappe c’è ne sono a bizzeffe e i prezzi non vanno aldilà degli 9,00 euro. Durante la cena si aggrega una ragazza venezuelana, in pellegrinaggio per la sua terra in guerra. E il nostro mini-gruppo diventa di 4 elementi.
3. Portomarin – Palais de Rei (26 km). Come sospettavo, i dolori cominciano a fare capolino si comincia con un po di acido lattico alle cosce, sembra roba da poco, ma nonostante tutto non demordo, si cammina, complice anche la frescura che quelle terre ti offrono, durante il cammino ora cominci a conoscere e a riconoscere volti che che posi pian piano saranno familiari, perché i pellegrini diventano, famiglia, tutti ci si saluta con Buon Camino, anche se li vedi e rivedi li superi o ti superano tre o 4 volte delle 5/6 ore di cammino.
4. Palas del Rei Arzua 29 km questa famigerata strada, viene detta anche la spacca piedi! Esperienza tostissima, dal clima fresco e piovigginoso, più ci si avvicina alla meta, più si riscalda il clima. Qui facciamo tappa a Melide, dove visitiamo una chiesetta romanica, con un Cristo particolare che in croce tende un braccio teso il basso, quasi a dire ecco ti do io una mano, e poi alla “puleperia di Ezequiel” posto meraviglioso dove abbiamo potuto mangiare un ottimo polpo alla Gallego e bere del buon vino tinto! Ahimè Si riscaldano anche gli animi, in quanto Arzua sembra non arrivare mai, e ogni volta che chiedevamo quanto mancasse ad Arzua, gli abitanti del posto dicevano sempre: Dos chilometro… e li è venuto fuori il peggio di me, arrabbiandomi inconsapevolmente , le salite e lo sterrato sembravano interminabili, il sole cominciava a cuocere e l’acido lattico alle cosce fece spazio ai dolori alle ossa delle gambe. In questa tappa riuscimmo a malapena a perdere i letti nel camerino nell’albergue, tra i più grandi, ma visto che era meta di congiunzione tra il cammino di Oviedo e la via francigena, era quasi tappa d’obbligo per i pellegrini provenienti dalle due strade confinanti. Li la stanchezza e la rabbia mi accecarono gli occhi, quasi da non trovare più ne caricabatterie del telefono e ne una ciabatta, l’appetito, ormai era andato a farsi benedire e la prima ed unica vescica ai piedi spuntò.
5. Arzua Pedroso 18 km, una bella tappa, leggera ci voleva, anche leggera non si può dire quando hai le gambe pesanti e poi, nonostante tutto le salite, quelle c’erano, a la meta finale, cominci a pregustarla, i momenti di silenzio e solitudine si alternano a quelli di confronto, la strada è ardua, nonostante si aprisse a bellezza della natura, arriviamo a Pedroso, l’infiammazione al muscolo della tibia è bello forte, ma arrivati prima abbiamo tutto il tempo per recuperare e risanarci.
6. Pedroso /Santiago camino soave, (dolce) o almeno così dicevano, parto spedito, i 5 giorni di cammino, mi accorgo che le salite non mi danno fastidio, abbasso lo sguardo e salgo… quasi tutto di un fiato, per poi riaccendere con la tibia dolorante, ma non mi accorgo che manca il confronto con l’altro, con Dio, con la natura, allora comincio ad alzare il capo, verso gli ultimi km la gamba sinistra sembra cedere, devo fermarmi più volte, soprattutto verso lavacolta, le ragazze, mi prestano soccorso, con degli antinfiammatori, non sono solito a lamentarmi dei dolori fisici, ma quella volta la gamba sembrava quasi immobilizzarsi, ma nonostante tutto, Santiago era la, il mio zaino sempre in spalla, non mi pesava più. Pian piano, il dolore smarca svanire, magia , miracolo, medicina, non lo so, ma arrivati a Santiago, tra sole, sudore, turbinio di sentimenti c’e’ l’avevo fatta, quasi 120 km, seno di più per qualche strada sbagliata, in 5 giorni erano stati macinati. Ero arrivato alla meta, il resto e ciò che ho vissuto all’interno non ve lo spiego, ancora gusto quei momenti e sarebbe dissacrante parlarne, forse troppo intimi… ma so per certo una cosa: Si dice che Santiago chiama… Io volevo già 17 anni fa… Ma poi eccomi oggi qui. … E oggi è il momento opportuno!
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