Libri, successo editoriale per “Il mio nome è Maria Maddalena” di Roberta Trucco: terza edizione in un mese. I temi trattati dall’autrice: maternità surrogata e ambiente. La postfazione è della giornalista Grazia Francescato, già presidente del WWF e dei Verdi.
Tematiche profonde e complesse sono il centro del libro cult della Marlin editore: “Il mio nome è Maria Maddalena”, che è già alla sua terza edizione nel giro di pochissimo tempo. La sua creatrice è l’autrice Roberta Trucco che, alla sua prima esperienza letteraria, ha dato prova di grande talento e soprattutto di grande sensibilità. Ha toccato, come si accarezza il cristallo, la tematica della maternità surrogata e della ricerca ancestrale del rapporto perduto con la Pachamama. E’ la storia di una giovane donna Maria Maddalena che viene esclusa da un viaggio studio in Amazzonia, terra da lei amata e desiderata fino all’ossessione. Si ritrova quindi a “prestare” il suo corpo per una maternità surrogata, in cambio di un cospicuo capitale che le possa permettere di volare in quelle terre, indipendentemente dall’Università che l’ha esclusa. Maddalena ha già partorito una volta e ha dato in adozione suo figlio, ed è stata lei a sua volta affidata ad una famiglia adottiva dopo che la mamma biologica l’aveva abbandonata. Un rapporto, quindi, già conflittuale con la “naturale” percezione della maternità e quindi un’avventura “apparentemente” facile per lei. Ma nel momento in cui le viene rivelato di essere in attesa di due gemelli e della volontà di uno dei genitori committenti di indurla all’aborto terapeutico di uno dei due feti, a Maddalena crollano le sue apparenti certezze. Il suo corpo e ciò che le vive dentro non le appartengono più, almeno per il periodo gestazionale, ed è un contratto a decidere per lei e ad un perfetto sconosciuto l’ultima parola su quale delle due vite deve salvarsi. A quel punto la giovane si ribella, prevale sulla burocrazia il suo istinto materno. Decide quindi di portare avanti la gravidanza gemellare e di scappare in Amazzonia, grazie anche alla “retromarcia” della sua facoltà di Antropologia. Qui Maddalena sposerà completamente la Pachamama e i suoi riti tribali. Diventerà tutt’uno con le meraviglie di quei posti e dei suoi abitanti, nonostante la povertà dei villaggi. Ritroverà quel cordone ombelicale reciso, e lo ricongiungerà alla madre terra. Portatrice di vita, ridonerà vigore alla sua anima tormentata. Un libro delicato dove il rapporto tra madre e figlio trasuda in ogni capitolo. La postfazione è della giornalista, già presidente del WWF e dei Verdi Grazia Francescato. La Francescato ambientalista combattiva, chiude il romanzo con profonde riflessioni sulla maternità surrogata e sull’importanza di preservare l’Amazzonia e le sue tradizioni. L’amore per la natura e la sacralità dell’utero come custode di vita, sono il fulcro dell’ energia creativa dell’intero romanzo.
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